“Il nostro è un lavoro sicuro”, la protesta dei parrucchieri contro la chiusura

Cinzia Nestola, titolare di un salone a Copertino, chiede, come tanti professionisti del settore, la riapertura in sicurezza di parrucchieri ed estetiste anche in zona rossa

«Chiediamo a gran voce che si possa tornare a lavorare come prima. Perché il nostro è un lavoro sicuro». Con questo sfogo parte la protesta pacifica di Cinzia Nestola, titolare del salone CN Parrucchieri di Copertino, alle prese, come tanti professionisti del settore, con l’ormai prolungata chiusura della propria attività a causa delle restrizioni imposte dai provvedimenti governativi.

Dallo scorso 15 marzo, infatti, il Ministero della Salute ha inserito la Puglia in “zona rossa” le cui regole prevedono, tra l’altro, la chiusura delle attività di servizi alla persona. Ciò ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo e crepato dal susseguirsi di decreti invalidanti per la sostenibilità della categoria. Se a questo si aggiunge anche la mancanza dei sostegni promessi e mai arrivati, la situazione è ancora più grave.

«Fin dallo scorso anno – prosegue Nestola – abbiamo dimostrato massima attenzione, investendo nell’implementazione delle già severe norme igienico-sanitarie, oltre a quelle normalmente applicate, con protocolli anti-Covid aggiuntivi. Gli ambienti e le postazioni di lavoro vengono sempre sanificati ad ogni cambio cliente, così come vengono adottate tutte le misure precauzionali previste. Inoltre, garantiamo la massima sicurezza anche perché, lavorando su appuntamento, non si generano assembramenti».

Nonostante l’adozione di rigidi protocolli quali misurazione della temperatura, occhiali e visiera sempre indossati, mascherine anche per i clienti, igienizzazione di servizi e postazioni, utilizzo di materiali monouso e gestione dell’attività solo su appuntamento, al momento non si intravedono spiragli di riapertura. Inoltre, questa situazione se da un lato penalizza le imprese regolari, dall’altro favorisce il dilagare dell’esercizio abusivo della professione.

«Vogliamo poter lavorare in sicurezza soprattutto per offrire un servizio essenziale anche a coloro che non posso provvedere autonomamente alla cura della propria persona. E così facendo – conclude Nestola – impediremo anche il dilagare dell’esercizio abusivo e non regolamentato della professione, fenomeno che alimenta il diffondersi del contagio, creando una fonte di potenziale pericolo sanitario. È ora di muoversi e, se non bastano gli appelli, siamo pronti anche a scendere in piazza per far sentire la nostra voce».

Nel frattempo, Confartigianato e Casartigiani hanno anche lanciato una petizione su Change.org per chiedere la riapertura in sicurezza di parrucchieri ed estetiste anche in zona rossa, iniziativa che ha già fatto registrare quasi 40mila adesioni.



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