Il Salento non è solo mare, terra, tradizioni ma anche dialetti e proverbi

Una delle particolarità del Salento è proprio la varietà di dialetti che prendono vita, mettendo “allegria alle conversazioni”.

Il Salento non è solo terra di mare, spiagge, campagne, piatti tipici, storia, arte e cultura, ma anche di “parlate” che danno colore ad ogni borgo del Tacco dello Stivale. È il dialetto salentino a fare la cultura e le tradizioni del posto, un mix di pronunce e parole che rendono unici i discorsi che cambiano da comune a comune. Tra paesi limitrofi o “ttaccanti” (rimanendo in tema dialettale) possiamo dire che il cambiamento è già evidente.

Storia del dialetto salentino

Ad ogni regione il suo dialetto, ed anche il Salento ha la propria marca linguistica inconfondibile. Non è raro passeggiare per le vie delle città salentine ed ascoltare conversazioni in dialetto locale: c’è da dire che parlare dialetto non è affatto un problema, anzi, ci si comprende di più e dà più “effetto” a ciò che si dice. Dietro a tutto questo c’è la storia del dialetto salentino: i dialetti sono lingue che danno vita ai paesi e alla tradizione. Parlare il dialetto salentino vuol dire fare un viaggio nel tempo. Le prime tracce di parole scritte in dialetto salentino sono state trovate all’interno di un manoscritto conservato a Parma, datato al 1072, proveniente dall’Accademia Talmudica di Otranto.

Suddivisione del dialetto salentino

Molto dibattuto nel sentito comune, ma piuttosto chiaro per chi si occupa di dialetti, il salentino è suddiviso in tre varietà: Salentino settentrionale (area Brindisi), Salentino centrale (provincia di Lecce), Salentino meridionale (zona sud Gallipoli – Maglie – Otranto). A complicare il quadro linguistico locale è la presenza del “Griko”, una vera e propria lingua di origine greca.

Alcuni proverbi salentini

A dare colore alle conversazioni dei salentini sono i tanti proverbi e modi di dire custoditi nell’inventario dei dialetti locali. Con i detti popolari ci possiamo sbizzarrire e soprattutto possiamo regalarci spensieratezza nel momento in cui leggiamo o parliamo. E il momento più bello arriva quando ti chiedono di “tradurre l’intraducibile”. Per alcune parole è un impresa quasi impossibile. Eccone alcuni, in attesa di trovarne molti altri:

  • Lu mieru face ballare li vecchi” (il vino fa ballare i vecchi, diciamo che il vino non solo fa “ballare” i vecchi ma anche i giovani. Il vino mette allegria e berlo in compagnia fa “dimenticare” per un po’ i problemi e i pensieri).
  • Nu poti tenire la utte china e la mugghere ‘mbriaca” (non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca, cioè non si possono avere tutto contemporaneamente).
  • Quannu nce oju e sale tutta l’erba eta comu pane” (se hai olio e sale puoi preparare tutte le pietanze).
  • Ccoji l’acqua quandu chioe” (saper cogliere le occasioni quando è il momento).
  • Lu sule ci te ite, te scarfa” (il sole ti “bacia”, ti fa stare bene, possiamo dire che aiuta l’umore, ci si sente rigenerati).

Questi proverbi, come tanti altri, danno “vita” alla storia salentina.



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