Randagismo, in arrivo una stretta sulle inadempienze

Sarà presto attivo presso l’assessorato regionale alle Politiche della Salute un tavolo tecnico per integrare la legge regionale e prevedere il commissariamento dei Comuni o delle Asl inadempienti. Soddisfatte le associazioni animaliste. Secondo uno studio dell’Associazione.

Dopo le numerose denunce e sollecitazioni da parte delle associazioni animaliste, è al vaglio della Regione Puglia l'integrazione della legge 12/95 “Interventi per la tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”, provvedimento regionale emanato dopo la Legge Quadro del 1991 con la modifica avuta nel 2006. Tra le principali modifiche, l'inserimento dell'eventuale commissariamento dei Comuni o delle Asl inadempienti su un problema che da quasi vent'anni ha superato la caratteristica della straordinarietà per divenire strutturale. Sarà attivato, inoltre, un tavolo tecnico sulla questione randagismo, guidato dall'ingegnere Luisella Guerrieri. Al centro del dibattito, le responsabilità di bilancio dei Comuni e la possibilità di regolamentare le “discariche” dei cani così come quelle dei rifiuti, prevedendo obblighi e sanzioni per chi non rispetta la legge.

Lunedì 3 febbraio, infatti, si è tenuto un incontro tra l’assessore regionale alle Politiche della Salute Elena Gentile e le associazioni animaliste iscritte all’albo convocate a seguito di gravi fatti di cronaca venuti alla ribalta circa il sequestro di alcuni canili in Puglia che hanno portato alla ribalta un sistema lacunoso sulle modalità di gestione del fenomeno randagismo e dell’annesso problema canili lager. Situazioni estreme come quelle di Carovigno, Noha, Neviano, Modugno, Trani e Manduria. A sollevare le inadempienze di Comuni e ASL, come ha sottolineato Paola Rollo dell'associazione ORAA durante l'incontro, sempre più spesso i volontari attraverso esposti e denunce. Canili sovraffollati, mancati controlli sul numero dei cani rinchiusi appartenenti ai Comuni ai quali sono stati elargiti fondi senza ricevere riscontro. Tra le vergognose scopertemicrochip estrapolati da alcuni cani morti, parti di cagne gravide rinchiuse nei canili, assistenza sanitaria e profilassi inesistente, condizioni di vita per i cani lontanissimi dal garantire il loro benessere psico-fisico. Sempre più spesso lager, prigioni, luoghi di abnegazione dove ogni cane che vi entra può solo sperare nella morte come liberazione dalla sofferenza e in cui l'ingresso è spesso vietato a cittadini e volontari.

A mancare, come hanno sottolineato le associazioni presenti all'incontro, i piani di prevenzione del problema con sterilizzazione di massa sistematici e continuativi. Nonostante le indicazioni in merito furono già date nel 1997 con delibera assessorile, le sterilizzazioni sono state fatte solo nel 20% dei casi e a macchia di leopardo. Una lacuna che coinvolge sia i Comuni che le ASL. Poco efficace ed efficiente anche l'anagrafe regionale e l'inesistenza di prestazioni Asl in molti canili. Le associazioni hanno denunciato, inoltre, lo sperpero dei finanziamenti regionali elargiti ad ASL e Comuni in mancanza di precisi programmi di intervento e quindi soggetti a valutazione finale, l'assenza di controlli ufficiali e continui in tutti i canili con relazione a firma dell’esecutore, un diffuso sovraffollamento dei canili (oltre i 200 cani non si può garantire il welfare dell’animale) e l'ostruzione praticata da molti canili privati che impediscono le visite quotidiane e spesso minacciano o intimidiscono i volontari affinché non si interessino dei cani e delle loro adozioni, temendo perdite dei loro guadagni. Diffuso, inoltre, il fenomeno di associazioni che gestiscono canili abusivi con convenzioni con i Comuni.

In uno studio condotto da Vergine Raffaela dell'associazione “ZampaLibera” di Lecce presentato a Bruxelles in occasione di un gruppo di denuncia internazionale Europeo è emerso che le somme date dalla Regione alle varie ASL per sterilizzare i cani del territorio hanno costituito un guadagno aggiuntivo per i veterinari ASL di circa 50 euro a sterilizzazione come prestazione straordinaria. «Ci chiediamo – spiega Vergine – se gli straordinari si siano effettivamente fatti e se, invece, non sarebbe stato meglio affidare le sterilizzazioni a liberi professionisti? Di fatto le sterilizzazioni previste non si sono mai effettuate nonostante il bisogno impellente sul territorio». Sempre secondo lo studio, a prevalere è stata la politica della rimozione dal territorio dei cani per deportarli nei canili per il 70% nei casi di privati imprenditori.



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