
Il prossimo 8 e 9 giugno i cittadini saranno chiamati a votare per 5 referendum, di cui 4 quesiti referendari sui temi del lavoro e un quesito sul diritto di cittadinanza. Si tratta di referendum abrogativi che mirano, se si raggiunge il quorum e la vittoria del Sì, a cancellare o modificare alcune norme relative ai licenziamenti illegittimi, al giusto risarcimento per i lavoratori, ai contratti a termine, alla sicurezza sui posti di lavoro, alla concessione della cittadinanza italiana ai migranti.
Tra i sostenitori del Sì c’è Salvatore Piconese, dirigente regionale del PD ed ex Segretario provinciale del partito, che in queste settimane è impegnato in una serie di iniziative per promuovere sia la partecipazione al voto referendario sia le ragioni per un’abrogazione e una modifica dell’attuale legislazione sulle questioni connesse al lavoro e alla cittadinanza.
Piconese, perché bisogna votare Sì al referendum dell’8 e 9 giugno?
È necessario votare per il Sì ai 5 quesiti referendari perché è ormai urgente un superamento dell’attuale impianto normativo sulle questioni relative al lavoro e alla cittadinanza. I primi 4 quesiti referendari puntano introdurre diritti, tutele, sicurezza e dignità per i lavoratori, mentre il quinto mira a ridurre i tempi, da 10 a 5 anni, per la concessione della cittadinanza ai migranti che vivono, lavorano, non hanno precedenti penali e pagano le tasse in Italia.
Come risponde a chi critica il PD di aver scelto di schierarsi contro il Jobs Act che è una legge varata dal Governo Renzi? Secondo lei, non c’è una contraddizione?
Bisogna partire da un fatto politico nuovo che ha cambiato la linea politica del partito negli ultimi 2 anni, ovvero la vittoria di Elly Schlein al congresso del 2023 ha riposizionato il PD sulla questione sociale: lavoro, salario, contrasto alla povertà, scuola e sanità pubblica. Ciò ha portato il Partito Democratico ha cambiare completamente il suo profilo e la sua agenda politica. E sui temi del lavoro vi è uno sforzo importante da parte del partito di ricomporre la spaccatura che si è era creata negli anni scorsi tra la sinistra e il mondo del lavoro, in particolare con l’esperienza del Governo Renzi. Per questo oggi il PD è schierato per il Sì: per bloccare i licenziamenti illegittimi previsti dal Jobs Act, per determinare il giusto risarcimento ai lavoratori in caso di licenziamento ingiustificato, per contrastare il lavoro precario, per introdurre maggiore sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Pertanto non c’è nessuna contradizione, perché gli elettori e gli iscritti del PD hanno scelto questa linea politica e hanno scelto Elly Schlein come Segretaria.
E lei da Segretario provinciale del PD, nel 2014, scese in piazza contro il Jobs Act…
Sì, scesi in piazza con i sindacati e i lavoratori, senza timori, perché ero convinto che quella scelta rompeva politicamente con la cultura della sinistra e con la storia del movimento operaio italiano. Non fu facile perché, all’epoca, nel partito andava di moda il “renzismo”. Ma per fortuna non ero solo in quella battaglia, eravamo in molti a pensarla diversamente dal gruppo dirigente e negli anni successivi lo abbiamo ribadito più volte con fermezza e con coraggio. Ci fu anche una scissione con la nascita di Articolo Uno. Oggi possiamo dire che avevamo ragione noi.
Alcuni esponenti politici del centrodestra invitano i cittadini a non votare, poiché anche l’astensione, a loro avviso, è un modo per esprimersi. Lei è d’accordo?
Non sono assolutamente d’accordo. Credo che le parole ascoltate in questi giorni da rilevanti esponenti politici del centrodestra, che invitano all’astensione, siano pericolosissime per la democrazia. L’8 e 9 giugno si votano quesiti referendari che possono cambiare la vita a oltre 5 milioni di persone, concedendo loro più diritti e più tutele. E tentare di boicottare il referendum, come fanno i rappresentanti del centrodestra, è un atto gravissimo al quale bisogna rispondere con una grande partecipazione democratica al voto. Perché abbiamo il dovere di difendere la democrazia e di consegnare ai nostri giovani un futuro migliore.