“Prefetto, adesso ascoltaci”: disperato grido d’aiuto degli ambulanti ortofrutticoli salentini

Emergenza Coronavirus, la crisi colpisce duramente i commercianti ambulanti di prodotti ortofrutticoli. Lanciato l’allarme: “Discriminati e abbandonati”

Non è gente abituata a lamentarsi ma a lavorare con il sole e con la pioggia. Ad alzarsi all’alba per rifornirsi dai grossisti o per fare la raccolta degli ortaggi nelle proprie campagne. Qualcuno ha un posto fisso al mercato settimanale. E poi ci sono loro: i venditori ambulanti di frutta e verdura che attraversano le nostre città, consegnandoci direttamente i prodotti mentre restiamo comodamente nelle nostre case.

Il ruolo degli ambulanti ortofrutticoli è fondamentale, specie nei piccoli Comuni.Per tanti lo è stato anche e soprattutto nei primi giorni di lockdown, la chiusura imposta per il contenimento della diffusione del coronavirus.

I commercianti ambulanti hanno continuato a lavorare, garantendo le vendite a domicilio di frutta e verdura.

Nessuna fila estenuante davanti agli ingressi dei supermercati e nessuno stress. In tanti hanno continuato ad usufruire di un vero servizio alla comunità che ha assicurato, specie alle fasce più deboli e a rischio come gli anziani, di ricevere frutta e verdura restando a casa. Il tutto con il dovuto rispetto per le norme di sicurezza.

Oggi, questi stessi venditori ambulanti, rappresentano però una categoria a rischio estinzione.

Una situazione che sta diventando ingestibile: gli incassi azzerati e gli aiuti dello Stato che tardano ad arrivare stanno mettendo a dura prova i commercianti ambulanti, specie i venditori ambulanti di ortofrutta.

Il loro grido d’aiuto nasce da un inspiegabile divieto ad esercitare malgrado la vendita di beni di prima necessità.

Il rebus dei decreti, la mancanza di chiarezza e le libere interpretazioni

Come per altre situazioni, la saga dei decreti ministeriali in tempi di CoViD-19 ha generato confusione e reso conflittuale il lavoro di alcune categorie di commercianti; lavoro che invece andava tutelato.

Nel caso degli ambulanti ortofrutticoli, il decreto dell’11 marzo scorso non è stato chiaro poiché, se da un lato consentiva le aperture atte a garantire i servizi essenziali ai cittadini, dall’altro chiudeva i mercati “salvo le attività di vendita di soli generi alimentari”.

Decreto alla mano, le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, anche ambulante, era consentita.

Nel Salento, tuttavia, malgrado la curva dei contagi non si sia mai alzata, circa dieci giorni dopo il decreto è arrivato un provvedimento della Prefettura di Lecce che vietava la circolazione e la vendita agli ambulanti ortofrutticoli.

Tale iniziativa risulterebbe, però, in pieno contrasto con i provvedimenti stessi, in quanto i prodotti ortofrutticoli vanno considerati come beni di prima necessità e la consegna a domicilio può essere effettuata rispettando tutte le misure di sicurezza richieste.

I commercianti ambulanti sono sul piede di guerra e chiedono soprattutto di essere ascoltati.

La libera interpretazione delle norme risulta in questo caso specifico oltremodo penalizzante per questo tipo di commercio.

Non avere un’attività con un posto fisso non può determinare l’esclusione di questa categoria di commercianti dalla vendita dei prodotti ortofrutticoli e alimentari.

Gli ambulanti si sentono discriminati e abbandonati. E chiedono ad alta voce che qualcuno li ascolti. Leciti e necessari i controlli volti a contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale itinerante. Ma chi è in regola deve poter lavorare.

Non facciamone un’altra storia di figli e di figliastri.

Qualcuno ha detto che siamo sulla stessa barca. Sarebbe ora di accederne il motore.



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