Ritardo nei pagamenti per i progetti Sprar, la protesta di Arci Lecce: “senza soldi non si può pagare nessuno”

Mancano alla maggior parte dei progetti “Siproimi”, ex Sprar, i saldi 2018 e gli anticipi 2019. Soldi con cui gli operatori dell’accoglienza mandavano avanti la delicata macchina dell’integrazione dei migranti.

‘Mancano alla maggior parte dei progetti i saldi 2018 e gli anticipi 2019, somme che negli anni passati venivano riversate agli Enti Locali le prime entro dicembre dell’anno di pertinenza del progetto e le altre entro marzo del nuovo anno’.

Si alza forte il grido di protesta degli operatori dell’accoglienza di Arci che si sono riuniti, nella giornata di oggi, presso il Circolo di Lecce per discutere della situazione.

Lamentano il precariato economico e il ritardo nel pagamento degli stipendi: ‘Crediamo che il nostro lavoro debba essere tutelato alla stregua di tutti gli altri lavori, tenendo conto del fatto che parliamo di un indotto che ha creato una rete economica capillare in tutta Italia’.

Il problema alla base di tutto è molto semplice: come possono continuare i progetti ‘Siproimi’ ex Sprar se non arrivano le risorse per pagare chi ci lavora? Anche perché, dicono dall’Arci, a perdere risorse è l’intero territorio dal momento che quei fondi vengono spesi nell’economia locale.

‘L’economia dei progetti rimane tutta sui territori; è evidente che tanti mesi di ritardo influiscono sulla vita di centinaia di persone a cominciare dagli operatori, dai professionisti, da tutto il personale che a vario titolo lavora duramente per costruire i giusti percorsi di integrazione per le persone in protezione. Per non dire poi di tutti i fornitori, tutti coloro che ci affittano le abitazioni, i supermercati, i manutentori, ecc.’

I ritardi secondo l’Arci sono ingiustificati e colpiscono gli operatori dell’accoglienza che sono lavoratori come tutti gli altri e come tutti gli altri andrebbero tutelati anche per l’alto valore sociale del loro servizio, indispensabile per il corretto funzionamento dei flussi migratori.

‘Insegnano la lingua italiana ai richiedenti asilo e ai rifugiati – scrivono nel comunicato da Via Pappacoda -, supportano la formazione e l’inserimento lavorativo, risolvono problematiche sanitarie, danno nuova vita ai nostri paesi che si stanno spopolando, alle scuole che altrimenti chiuderebbero intere sezioni, ecco questi ritardi impediscono alle persone di continuare a lavorare perché si arriva a non avere neanche soldi per fare benzina e raggiungere il posto di lavoro’.