
Sono uno dei momenti più attesi dalle amanti dello shopping che non possono permettersi di pagare i capi che desiderano tanto a prezzo pieno, ma sui saldi pesano, da tempo, alcune domande a cui è necessario dare delle risposte. Una su tutte: «Servono ancora?».
Tralasciando il peso degli acquisti online, che hanno conquistato il popolo dei web consumer a suon di clik in attesa dei ribassi torna ad accendersi la querelle tra chi li considera un’occasione per i consumatori o per le attività commerciali e chi pensa che siano inutili. Una diatriba tra chi continua a vedere il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto.
Inutile negare che, in passato, la corsa all’affare era davvero un appuntamento imperdibile. Tutti, ma proprio tutti, aspettavano con ansia quel rito stagionale. Erano attesi dai consumatori perché gli consentiva di risparmiare un bel po’ o di accaparrarsi quei capi tanto desiderati ad un prezzo conveniente, se non addirittura stracciato. Ed era attesa dai commercianti perché la stagione degli sconti permetteva al fatturato di ‘risalire la china’.
Ma gli escamotage che da tempo si sono diffusi rendono praticamente inutile aspettare la data in rosso segnata sul calendario. Ci sono gli sms, i gruppi whatsapp, le mailing list e i social-network che avvisano i clienti delle promozioni “riservate solo a loro”, invitandoli a fare un salto in negozio molto prima del via ufficiale delle Regioni. Il rischio per l’acquirente che non sa essere ‘furbo’ è di rimanere a mani vuote, data la disponibilità limitata di modelli e taglie già pochi giorni dopo.
Senza contare quei negozianti che cominciano le svendite in maniera ufficiosa. Ormai si tratta di una prassi consolidata e basta farsi un giro in centro per accorgersene.
Mancando quella sacralità del saldo, allora perché non lasciare che ogni negoziante faccia i prezzi che vuole quando vuole?