Salento-Sardegna. Dopo il turismo, ora lo scontro è sulla Xylella

Dopo la Francia ora anche la Sardegna potrebbe decidere per l’embargo delle piante provenienti dalla Puglia. A chiedere un blocco immediato dei porti dell’isola è un deputato di Unidos, Mauro Pili. Boicotteremo anche loro?

«Occhio per occhio, dente per dente» o più semplicemente «porgi l’altra guancia?». Sembra essere questo il dilemma che sta imperversando in queste ore. Sul banco degli imputati, ancora una volta, la Xylella fastidiosa, il batterio killer che ha già condannato a morte centinaia, migliaia di ulivi del Salento e messo letteralmente in ginocchio un comparto fiore all’occhiello della Puglia intera. Il patogeno da quarantena che quasi indisturbato si è spostato di pianta in pianta, ha lasciato dietro di sé distruzione e desolazione. Basta guardare ciò che resta di quegli imponenti monumenti naturali, orgoglio e vanto di una terra che ha costruito nei secoli con gli agricoltori un rapporto quasi privilegiato. Così dove prima c’erano chiome rigogliose ora ci sono soltanto rami secchi, trochi tagliati perché così era stato detto quando tutto era il contrario di tutto. Intanto l’emergenza è diventata dramma, il dramma rischia di trasformarsi in disfatta. E se débacle completa ancora non è, poco ci manca.

Mentre gli agricoltori, sempre più abbandonati a se stessi, tentato il tutto e per tutto: ripuliscono gli oliveti dalle erbacce, arano la terra rossa, potano gli alberi accuratamente, li curano utilizzando i metodi dei notti nel tentativo disperato di contenere il batterio e di salvare il salvabile, chi dovrebbe dare risposte concrete annaspa, litiga sulle soluzioni da adottare quasi che l’eradicazione sia l’unica e sola cura possibile. La disciplina degli interventi nei focolai del batterio da quarantena in base a una direttiva Ue del 2000 ordina di estirpare sia le piante infettate sia quelle intorno entro un raggio di almeno cento metri. Questa la regola.

Il vaso di Pandora è stato aperto e se è vero come è vero che nel fondo si nasconde la speranza, nel Salento e nella Puglia dimenticata da Dio e dai ‘potenti’ sembra vana anche quella. Perché in questa situazione le vittime rischiano di essere vittime due volte se non tutelate. Anzi chi le tutela?

Così, in scoppia una battaglia nella battaglia. Tanti focolai di guerriglia che rischiano di isolare sempre di più questo fazzoletto di terra e di piegare ulteriormente l’economia – non più solo agricola- già compromessa. Intanto, la Francia sceglie di alzare la voce per tutelare, come è giusto che sia, gli interessi nazionali e decide di bloccare ben 102 specie vegetali provenienti dalla Puglia con il beneplacito dell’Unione Europea che ha definito le misure adottate assolutamente legittime. Bene, benissimo tanto avevamo calcolato anche la reazione a catena che si sarebbe innescata, tanto questa gente ha le spalle larghe per sopportare tutto ma fino a quando?

Perché la Francia è un conto, ma se anche dall’Italia stessa giungono proposte di adottare soluzioni simili a quel punto non basterebbe più rispondere 'pan per focaccia' o un hashtag. Già perché dopo i cugini d’oltralpe ora anche i vicini-amici-nemici della Sardegna potrebbero decidere l’embargo contro le piante provenienti dalla Puglia. A sollecitare un blocco immediato dei porti è deputato di Unidos, Mauro Pili.

La richiesta è chiara, precisa e concisa «In Sardegna stanno giungendo piante dalla Puglia senza alcun tipo di controllo e il rischio contaminazione dell’isola è gravissimo. Non riguarda solo gli ulivi, ma ben 120 specie a rischio del devastante batterio Xylella che uccide senza tregua tutte le piante che incrocia nella sua propagazione. La regione come al solito sta ignorando il problema e a nulla servono le azioni di verifica a valle con pochissimi campioni effettuati. Occorre bloccare immediatamente i porti della Sardegna e il presidente della regione deve bloccare in tutti i modi l’accesso nell’isola di qualsiasi possibile veicolo di trasmissione».

Insomma, non si tratta più di una competizione giocata per conquistare i turisti, che negli ultimi anni ha visto contrapposte le due terre, così lontane ma così simili. Ora è tutta un’altra musica, ora è tutta un’altra storia

«Quella che si configura è una vera e propria guerra contro un batterio che potrebbe propagarsi in modo vertiginoso mettendo in ginocchio per sempre l’agricoltura sarda. È gravissimo – continua Pili – che i porti siano ancora privi di qualsiasi tipo di controllo e divieto. Si fanno storie per maialetti cotti e non si fa niente per bloccare un rischio letale per oltre 120 specie a rischio di batterio. Il ministro dell’agricoltura non può continuare a far finta di niente. Non possiamo rischiare di mettere a rischio l’unica oasi che potrebbe essere salvaguardata da questa calamità devastante che sta preoccupando tutto il sistema agricolo europeo. È evidente che l’intera agricoltura sarda potrebbe essere messa in ginocchio da un possibile contagio».

Già tanto quella della Puglia in ginocchio lo è già, giusto?

«La Sardegna – conclude il deputato sardo che ha presentato un’interrogazione urgente al Ministro dell’agricoltura e della Salute – può essere l’unica regione indenne proprio per le sue condizioni insulari. Consentire, come è avvenuto e sta avvenendo, l’arrivo in Sardegna di piante proprio dall’area pugliese è da irresponsabili e da incapaci di governare qualsiasi tipo di emergenza. Chi liquida questa situazione con allarmismi e pacche sulle spalle non ha ben compreso che siamo dinanzi ad una vera e propria potenziale catastrofe. I blocchi dei porti deve essere immediato e senza perdere altro tempo. Non si può lasciare l’agricoltura sarda nelle mani di dilettanti che rischiano di mettere la parola fine ad un settore decisivo per il futuro della Sardegna».

Ah la solidarietà, quella sconosciuta. 



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