Sono parole di preoccupazione quelle espresse dal sindaco di San Cesario nell’apprendere che l’ospedale del Comune salentino sarà riconvertito interamente per curare malati Covid-19 in vista di una possibile seconda ondata di contagi. Una notizia, quella riguardante il nosocomio, che ha lasciato una certa perplessità nel primo cittadino Fernando Coppola che non è stato coinvolto nella decisione, appresa poi da giornali.
Inizia con un sentimento di “rammarico” la lettera che il sindaco di San Cesario ha indirizzato al Direttore Generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo, rammarico per il mancato coinvolgimento dell’Amministrazione e del Sindaco, “quale Autorità Sanitaria e capo della Protezione Civile locale”.
È notizia delle scorse settimane, infatti, che l’ospedale di San Cesario sarà riconvertito interamente in struttura Covid, una scelta che, però, ha preoccupato il sindaco.
“Pur essendo conscio della possibilità che si verifichi una “seconda ondata” di contagi – scrive Coppola – rendendo nuovamente indispensabile avere a disposizione un certo numero di posti letto dedicati, ho il fondato timore che dedicare una struttura del genere esclusivamente al COVID ne possa comportare, alla lunga, la chiusura”
“Quando vi è stata la necessità di allestire il reparto COVID presso il nostro ospedale, il processo è stato molto veloce, tanto da renderlo operativo in pochissimi giorni. Oggi, con l’esperienza accumulata dagli operatori in questa emergenza, sarebbe certamente possibile attuare le misure necessarie in tempi ancora più rapidi”.
“Per questo motivo contesto con forza questa scelta e ritengo che sia necessario ripensare al programma di riconversione proposto, approntando in sicurezza un’area COVID, separata e protetta dai corretti protocolli e riaprendo aree “pulite”, con agli ambulatori già presenti e, soprattutto, con il servizio di riabilitazione che rappresenta una vera e propria eccellenza dell’intero territorio regionale.”
Una direzione, quella intrapresa dalla Asl di Lecce, che non ha convinto il sindaco di San Cesario preoccupato degli scenari futuri. “Sarebbe miope – conclude – non valorizzare un “tesoro” come quello di cui si dispone presso l’ospedale di San Cesario e, anzi, smembrarlo e dismetterlo creando disservizi ad un bacino di utenza che, in alcuni casi, supera i confini regionali e coinvolge diverse migliaia di potenziali pazienti.
“Facciamo tesoro dell’esperienza vissuta in piena pandemia. È innegabile che se non avessimo avuto gli ospedali periferici questa emergenza sarebbe stata ingestibile e la sanità sarebbe andata al collasso. Tutto questo non può essere dimenticato!”