Immuni è arrivata sui nostri smartphone: bugie e verità sull’app anti Covid

Immuni è arrivata sugli store digitali pronta per essere installata: da domani parte il tracciamento in tre regioni, tra cui la Puglia. Ecco come funziona.

Da qualche ora Immuni è pronta per essere scaricata e installata su tutti i nostri smartphone. L’app di tracciamento anti-contagio da coronavirus è quindi arrivata: un po’ in ritardo rispetto all’inizio della Fase 2, ma ora è pronta a diventare lo strumento tecnologico principale nella lotta al Covid19.

Proprio ieri è arrivato il via libera definitivo dal Garante della Privacy e per la Bending Spoons (società che ha sviluppato l’app) è stato possibile sbarcare sugli store digitali, iOS e Google Play.

Seguendo il “Modello Wuhan“, Immuni da domani accenderà i suoi ‘segnali’ in tre regioni: Liguria, Abruzzo e Puglia. Qui partirà il tracciamento che nel giro di un paio di settimane si estenderà in tutta Italia.

E’ un’app che ci seguirà? Dovremmo mettere nome e cognome? Dovremmo autorizzare la cessione di nostri dati? Tutte domande che in queste settimane ci hanno accompagnato, ma la risposta a tutte loro è solo una: NO. Immuni funziona tramite tecnologia bluetooth e associa ad ogni telefono un codice che cambia periodicamente (come i pin bancari). L’unica informazione che Immuni richiede è la provincia di residenza.

Come funziona

Immuni associa a ogni telefono un codice casuale, che cambia diverse volte ogni ora e che non contiene informazioni sul dispositivo o sulla persona che lo possiede. Quando due persone che hanno scaricato Immuni sul proprio smartphone si avvicinano e restano a meno di due metri per 15 minuti, si scambiano i loro codici tramite il protocollo Bluetooth Low Energy. L’app ricorderà il contatto, ma non il posto dove è avvenuto. Qui sotto tutte le operazioni che dovrete fare sul vostro smartphone per far funzionare la app.

Cosa succede se si incontra una persona positiva

Chi risulta positivo al tampone e ha scaricato la app Immuni (ovviamente prima di sapere il risultato del test), può decidere di condividere i propri codici casuali. Gli utenti che sono entrati in contatto con questa persona riceveranno una notifica direttamente sul cellulare, che li informa del potenziale rischio. Ecco come apparià lo schermo del telefono in caso di un incontro con una persona contagiata dal Coronavirus

I limiti

Secondo diversi esperti, la app Immuni potrà funzionare solamente se verrà scaricata da almeno il 70-80% della popolazione. La ministra Paola Pisano ha detto che il software sarà efficace anche se a usarlo sarà solamente il 25-30% della popolazione. Diversi modelli matematici indicano che se il tasso di adozione sarà di un utente su quattro, le probabilità di ricevere una notifica in caso di contatto con un positivo sono sotto all’1%.

Il fatto che la popolazione italiana sia molto anziana e che più si va avanti con l’età meno si è familiari con le nuove tecnologie è un altro ostacolo sulla strada di Immuni. Chi viene in contatto con un positivo, inoltre, non ha una corsia preferenziale per eseguire un tampone e l’isolamento – del tutto volontario – è lasciato al buonsenso. Anche il fatto che i positivi possano decidere o meno se condividere i proprio codici casuali abbassa il tasso di efficacia della app.

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