
Il Pronto Soccorso e il Reparto di Ginecologia dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce sono pericolosi sia per i pazienti che per i lavoratori. La denuncia del sindacato è forte e chiara e viene lanciata attraverso due lettere inviate nei giorni scorsi alla direzione generale della Asl, al direttore sanitario, al servizio prevenzione e protezione aziendale e al personale medico e infermieristico dei due reparti. La Funzione Pubblica Cgil ricorre all’utilizzo dell’aggettivo ‘rischioso’ per definire l’ospedale leccese. Il j’accuse della Fp prende in esame la situazione al limite del collasso del Pronto Soccorso leccese e la gravissima carenza di organico risultante in Ostetricia e Ginecologia.
‘Pronto Soccorso, una situazione ormai al limite!’
Mancanza di percorsi per pazienti Covid, mancanza di adeguati locali per la vestizione e svestizione del personale, mancanza di distanziamento tra i vari pazienti ospedalizzati, promiscuità tra operatori, pazienti e parenti, unitamente al personale 118 e forze dell’ordine, mancanza di privacy tra i vari pazienti, visto che in ogni stanza dove visita il medico possono essere presenti due o tre barelle contemporaneamente. L’elenco di problematiche del Pronto Soccorso del Vito Fazzi di Lecce sollevato dalla Fp Cgil, come si vede, è corposo. Nella lettera che il Sindacato ha inviato alla Direzione Generale si fa riferimento all’assenza di ogni tipo di standard assistenziale sia per i pazienti che per gli operatori sanitari. Quali le proposte del sindacato? “La richiesta è la solita: attivare immediatamente il Pronto Soccorso del Dea, aumentare il numero di operatori, integrare il personale con la figura del bed manager (per trovare una collocazione dei ricoveri nei vari reparti del Fazzi o negli ospedali del territorio), aumentare la dotazione di operatori socio-sanitari (Oss). La Fp Cgil chiede la convocazione di un tavolo per discutere delle proposte e della situazione attuale. Una situazione davvero al limite”.
La denuncia di Floriano Polimeno (segretario provinciale), Rosario Gaetani e Franco Sanapo (dirigenti di struttura) giunge l’apice dell’indignazione nella descrizione di quanto accade nell’astanteria del Pronto Soccorso: “Accade che i pazienti covid possano sostare anche diversi giorni in attesa di ricovero o di visita specialistica. Ben oltre, quindi, il limite consentito. Non solo, nell’astanteria si consumano anche i pasti in un ambiente poco consono, con un’alta concentrazione di carica virale vista la totale assenza di ricircolo di aria”.
‘Ostetricia e Ginecologia, subito l’adeguamento della dotazione organica’
La Fp Cgil denuncia la carenza di infermieri e oss in un reparto che gestisce ogni anno quasi 2mila parti. Carenza di personale legata a lunghe malattie dello stesso, a cessazioni di servizio non adeguatamente sostituite. Tante le cause ma un unico risultato: il rischio, a detta del sindacato, soprattutto per le pazienti.
“Pochissime persone devono tenere in piedi il reparto – scrivono Polimeno, Gaetani e Sanapo-. Basti pensare che la sezione di Ginecologia (16 posti letto) conta solo su 2 infermieri professionali turnisti e 1 Oss. Ancora peggio la condizione della sezione di Ostetricia (22 posti letto), dove opera 1 infermiere professionale turnista. C’è poi la questione dell’area Covid (7 posti letto), dove accedono tutti gli Oss e gli infermieri seguendo percorsi di sicurezza discutibili. Nel Pronto Soccorso, Ostetricia prevede altri 7 posti letto, affidandoli ad 1 Oss e ad 1 infermiere a turno. Nel gruppo della Sala operatoria, 1 infermiere 3 ostetriche si prodigano su tutto il reparto”.