‘Spesso con 2 infermieri per 1.100 detenuti’, tutte le criticità sanitarie al carcere di Lecce

Dura nota del sindacato Fp Cisl sul carcere di Borgo San Nicola: dalla carenza di personale all’inefficienza organizzativa il passo è breve.

La vita nelle carceri italiane deve avere standard migliori sia per i detenuti che per gli operatori della sicurezza e della sanità che ci lavorano all’interno. Lo dice la Costituzione Italiana e se non dovesse bastare lo chiede da tempo, troppo tempo, la Comunità Europea. Eppure siamo sempre a denunciare situazioni di difficoltà al limite dell’insostenibile. Il cahier de doleances viene stilato oggi da Antonio Piccinno, Coordinatore Provinciale Sanità Cisl Fp e da Dario Vergine,  del Coordinamento Professioni Sanitarie Cisl Fp.

Troppe le criticità nella Casa Circondariale di Borgo San Nicola a Lecce. L’assenza di personale crea disservizi che si ripercuotono sulla qualità della vita di tutti, al punto che ormai – denuncia il sindacato – quasi tutti gli operatori sanitari chiedono di andare via per lo stress accumulato in anni di richieste mai esaudite e talvolta mai prese in considerazione.

Dalla carenza di personale all’inefficienza organizzativa il passo è breve.

Il personale ha fortemente espresso malumori e volontà di ricollocamento con reiterate istanze di trasferimento, il più delle volte rimaste senza riscontro -scrivono dal Sindacato -. È facile immaginare la impossibilità di sostituire il personale in quanto, per la nota fama avversa, vi è la naturale resistenza di nuovo personale a subentrare in tali attività lavorative che, allo stato, non lascerebbero nessuna o poche possibilità di ricollocamento futuro oltre quelle mura‘.

Qualche numero per capire le difficoltà di cui stiamo parlando: il poco personale assegnato è perennemente in affanno nel gestire l’assistenza e le cure in modo ottimale; per circa 1.100 detenuti, di cui una percentuale molto alta in trattamento con terapia psichiatrica, spesso ci sono in turno solo 2 infermieri (viste le numerose assenze di personale a causa di forte stress). Senza dimenticare i casi di aggressione subiti vista la particolare location in cui si opera.

Ecco l’elenco delle cose che non vanno:
– Assenza di una struttura di coordinamento assistenziale, ciò comporta che l’organizzazione
assistenziale manca di un punto di riferimento.
Ad oggi tali attività vengono suddivise tra diversi infermieri, creando spesso confusione e la non
certezza di una chiara leadership;
carenza o assenza di medici specialisti di:
Cardiologia; Oculistica; Ortopedia, Chirurgia Vascolare, ecc…L’assenza di specialisti comporta la mancanza di risposta sanitaria immediata ed in tempo reale cosicché anche le piccole urgenze che sarebbero risolvibili in loco ambulatorialmente si trasformano in urgenza, trasferendo l’attività sanitaria presso gli ospedali e pronto soccorsi, attivando in questo modo lo spostamento con mezzi e personale del paziente,  il più delle volte presso il Vito Fazzi di Lecce;
carenza di personale OSS presso il reparto di infermeria situato nella casa Circondariale,
l’assenza di personale di supporto aggrava ulteriormente il peso assistenziale al personale infermieristico presente;
assenza di personale amministrativo;
– carenza di informatizzazione e digitalizzazione;
– assenza di carrelli di emergenza per sezione e carenza di defibrillatori;
– assenza di arredi vari (armadietti e spogliatoi a norma);
climatizzazione di alcuni ambienti dove lavorano gli operatori, costretti a lavorare d’inverno a basse temperature e d’estate ad alte temperature.
– attivazione di un punto ristoro;
richiesta di turn-over del personale di servizio, su richiesta dello stesso e inibizione alle attività di assistenza carceraria a personale con figli inferiori a tre anni.



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