Spiagge libere su prenotazione, ma restano alcuni problemi da risolvere. Lecce si prepara

Lo comunica nella sua diretta Fb il sindaco di Lecce che mette al corrente i cittadini sull’organizzazione dei lavori. Tante le problematiche economiche, però.

La Fase 2 almeno in Puglia procede speditamente grazie ad una curva epidemiologica che, al momento, non desta troppe preoccupazioni. E se gli stabilimenti balneari fanno la corsa contro il tempo per comprendere su come organizzarsi nel migliore dei modi e per provare ad accogliere in sicurezza coloro che vorranno o potranno permettersi i servizi dei professionisti delle vacanze, c’è tutto un mondo di cittadini che si chiede che ne sarà delle spiagge pubbliche. E come si potrà fruire di questo autentico patrimonio.

A dare le prime indicazioni ci ha pensato stamattina il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, nel consueto discorso quotidiano sullo stato dell’arte delle misure anticovid in città.

«Siamo noi ad avere la responsabilità degli spazi pubblici e quindi anche delle spiagge. E non ci stiamo certo sottraendo. Anzi. Abbiamo già censito i lotti di spiagge libere disponibili ed abbiamo individuato le distanze minime. È stata quindi determinata la capienza dei luoghi».

Quanto poi alla possibilità di fruire di quei luoghi, il primo cittadino di Lecce è stato molto chiaro: «Ipotizziamo che il sistema di prenotazione che avviene per i parchi potrebbe essere replicato per le spiagge pubbliche».

Carlo Salvemini

Ma poi Salvemini, dopo la pars construens è passato ad elencare quelle che potrebbero essere le criticità del caso. Già, perché l’Amministrazione Comunale si è portata avanti con il lavoro ed ha determinato spazi, distanze e capienza. Ma poi chi controllerà gli accessi? Chi organizzarà i servizi in spiaggia per controllare che il distanziamento venga rispettato? Chi effettuerà la pulizia e la disinfezione sistematica delle aree?

Ma soprattutto il problema dei problemi non è tanto ‘chi’ farà ‘cosa’, bensì chi pagherà questi servizi e con quali denari. Perché le casse dei comuni di certo non se lo possono permettere e lo Stato deve chiarire in che modo si potranno pagare coloro che saranno chiamati ad effettuare i servizi.

« È per questa ragione che l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia – ha detto Salvemini – ha scritto al Premier Conte al fine di capire come procedere e con quali risorse».

La questione come si vede è tutta qui. Le aspettative sono tante e le difficoltà ancor di più. Ad essere pochi sono i soldi, come sempre.



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