«Colonnello Calcagni, l’Italia Le chiede scusa», la Senatrice Donno rompe il muro del silenzio

Le parole del capogruppo M5S alla Commissione Difesa del Senato della Repubblica aprono la strada al riconoscimento di un risarcimento, anche simbolico, nei confronti dell’ufficiale Salentino vittima dell’uranio impoverito.

«La storia del Colonnello Calcagni è la storia di tanti uomini coraggiosi dello Stato. Uno Stato che mente, pur sapendo di mentire, non è uno Stato che ci rappresenta. Pertanto, nelle vesti istituzionali di Capo Gruppo M5S della Commissione Difesa del Senato della Repubblica, dico: ‘Scusa Carlo’. La tua battaglia è la battaglia di tutti noi».

Con queste parole importanti e per certi versi definitive la Senatrice Daniela Donno si è rivolta al Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni nel corso del suo intervento telefonico in occasione della presentazione del libro “Pedalando su un filo d’acciaio” organizzato dal Sindaco Michele Sperti e dall’amministrazione del Comune di Miggiano.

Da anni, ormai troppi anni, il militare salentino vittima dell’uranio impoverito chiede giustizia. Recentemente, durante l’intervista rilasciata a Luigi Pelazza per la trasmissione televisiva ‘Le Iene‘, andata in onda il 25 maggio 2021, Calcagni ha dichiarato che è, persino, disposto ad accettare un risarcimento simbolico di 1 euro, ma solo a condizione di ricevere le “scuse pubbliche” dalle Superiori Autorità per tutto quello ha subìto insieme alla sua famiglia, in questi anni, affinché si prenda atto pubblicamente e si possa affrontare in modo definitivo un problema che riguarda tanti militari, non soltanto lui che ha ottenuto il riconoscimento della dipendenza della causa di servizio, dopo che è stata accertata, verificata ed acclarata la relazione di causa-effetto tra le gravissime patologie che lo affliggono e la sua attività nello scenario bellico della Bosnia-Erzegovina nel 1996, dove ha ricevuto un encomio per aver dato “lustro” all’Esercito Italiano ed all’Italia intera per aver portato a termine, in sicurezza, tutte le missioni di volo affidategli.

Le battaglie legali e la Storia hanno ricostruito ciò che avvenne in quell’operazione di peacekeeping. L’elicotterista Salentino, insieme a tanti colleghi, fu impiegato nei Balcani, senza protezioni, nella missione internazionale di pace della Nato, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Calcagni aveva il compito di pianificare, organizzare ed effettuare tutte le missioni di volo necessarie in quel teatro di guerra, in supporto al Contingente Italiano, tra cui: ricognizioni, trasporto e missioni Medevac (evacuazione medico sanitaria) svolgendo il più nobile dei servizi alla collettività, cioè salvare vite umane, civili e militari, recuperandole da terreni altamente contaminati dalla presenza dell’uranio impoverito e da tanti altri tipi di metalli pesanti che l’uranio genera quando impatta sui bersagli ed, esplodendo, sviluppa temperature che superano abbondantemente i 3000 gradi, temperature elevatissime capaci di “sublimare” la materia (la trasformano in polveri talmente piccole da essere più sottili dell’aerosol).

Feriti e morti da “fuoco amico” poiché utilizzato dai nostri alleati americani, si potrebbe dire. La notizia della presenza di quelle polveri maledette ed i possibili danni alla salute, già noti, era stata comunicata dalla Nato alle Autorità Militari Italiane prima dell’inizio della missione di pace nei Balcani, ma nulla era stato trasferito agli uomini in divisa che avrebbero dovuto, invece, essere messi a conoscenza dei rischi e avrebbero dovuto avere equipaggiamenti degni di questo nome.

A distanza di 20 anni Carlo Calcagni attende ancora un risarcimento, chiesto in via bonaria, per i gravissimi danni alla salute che ha subito, danni irreversibili che non possono essere guariti, ma è costretto ad effettuare terapie invasive quotidianamente per controllare la malattia cronica, degenerativa ed irreversibile.

Eppure la verità che sembra essere lapalissiana tarda ad essere acclarata e in questi anni si sono verificati troppi inciampi e troppi depistamenti: dichiarazioni “erroneamente” compilate, documenti nascosti da un segreto di Stato sulla sua personale documentazione (si è arrivato addirittura a sostenere che il colonnello salentino non aveva, mai, volato sui cieli dell’ex Jugoslavia malgrado nel suo stato di servizio sono trascritte le missioni di volo effettuate, che sono state, addirittura, registrare come voli di guerra).

È un’aria nuova, però, quella che finalmente sembra respirarsi e le parole della Senatrice Daniela Donno, capogruppo pentastellato alla Commissione Difesa del Senato, proferite a Miggiano in occasione dell’evento di presentazione del libro autobiografico scritto dal Colonnello Salentino (un evento organizzato dall’amministrazione comunale e dal Sindaco Michele Sperti in particolare) sembrano portare verso una direzione nuova che anche il Sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè – in occasione dell’intervista rilasciata a Luigi Pelazza de Le Iene – ha pubblicamente dichiarato di voler sostenere.

«Ora, è nostro dovere andare oltre il tavolo tecnico interno al Ministero della Difesa, di cui ha fatto parte il Colonnello Calcagni come consulente del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, – ha detto la Senatrice Donno – e proseguire nella ricerca a livello legislativo di un atto normativo che riproponga le modifiche per far uscire dalla doppiezza e dalla incertezza che pregiudica la tutela dei nostri militari».

Intanto il militare salentino volerà in Inghilterra dove, da domani, sarà ricoverato per proseguire il suo specifico piano terapeutico che speriamo lo restituirà al nostro territorio ancora più carico di energia per continuare la sua battaglia di legalità, una battaglia che i consiglieri regionali Antonio Gabellone e Paolo Pagliaro, anch’essi presenti a Miggiano con il Senatore Rosario Giorgio Costa in occasione della presentazione del libro del Colonnello, hanno detto di voler vedere diffusa in maniera capillare utilizzando proprio Calcagni come orgoligoso testimonial.

«Per il sottoscritto – ci racconta Carlo Calcagni – l’obiettivo ambizioso di ogni presentazione non è vendere il maggior numero possibile di copie del libro, ma suscitare, proprio attraverso il dialogo ed il confronto, l’interesse alla storia raccontata: una storia vera, una storia di vita, una storia fatta di forza, coraggio, perseveranza, fede e speranza. Il mio intento è quello di offrire la mia personale esperienza di vita, anche nella forma letteraria, affinché possa essere, in qualche modo, di aiuto agli altri. Ho vissuto momenti davvero terribili nella mia vita… e tra le pagine ho raccontato come anche il peggiore dei mali può essere trasformato in qualcosa di buono. Non dico che sia semplice, perché non lo è affatto e nessuno può saperlo più di me, sebbene i risultati raggiunti e le foto, apparentemente, fanno sembrare tutto facile, grazie alla “naturalezza” che può ingannare anche l’occhio più attento. Dico, invece, che è possibile plasmare il male e trasformarlo in bene, ma solo puoi farlo soltanto se trovi in te la forza di alzarti dopo la caduta… se credi veramente in quello che fai e… soprattutto… se non ti arrendi… mai… davanti agli ostacoli o alle ingiustizie! Io non ho tolto, mai, l’armatura da guerriero, nemmeno quando mi sono ritrovato da solo contro tutto e contro tutti, contro sistemi forti che fanno fatica ad assumere il merito come criterio di riconoscimento e valore. E nella solitudine, non ho smesso, nemmeno, di credere nella forza del gruppo e per questo dico che le mie sono le vittorie di tutti. Sulla via del giusto possono incontrarsi tanti muri di gomma ad intralciare il cammino. Mai basterà un solo colpo per abbatterli, però se hai la forza e la perseveranza di colpire, senza arrenderti, prima o poi, quei muri si sgretoleranno sotto la scure invincibile della verità. Dal 2002 ho iniziato ad urlare al mondo la dura verità sull’uranio impoverito e la durissima condizione in cui sono costrette a sopravvivere le sue vittime.

Ho urlato contro il silenzio delle istituzioni che si faceva sempre più assordante. Ho urlato la verità e l’ho fatto con più forza dopo ogni duro colpo che mi è stato inferto. Nessun colpo, per quanto doloroso, potrà mai trasformare la mia forza in rassegnazione, il mio essere guerriero in vittima che subisce e non reagisce. Ho imparato che Il modo migliore per superare i momenti terribili è farli prigionieri del bene, con lucida determinazione. Questa è la resilienza! Ho imparato che insieme possiamo farcela, perché soltanto uniti si vince sempre. E voglio ringraziare pubblicamente la Senatrice Daniela Donno che è intervenuta, in collegamento telefonico da Roma, perché le sue affermazioni e l’impegno preso hanno segnato un altro punto nella “nostra” battaglia per la verità ed in favore di tutte le vittime del dovere».



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