
Tap, a questo punto, fa sul serio. La società incaricata di realizzare il gasdotto con l’approdo da realizzare in Salento dopo l’incontro avuto con oltre cento aziende del territorio, apprende direttamente da Roma due buone notizie sul fronte delle vicende giudiziarie.
Il Tar del Lazio, infatti, ha bocciato due ricorsi presentati contro la Trans Adriatic Pipeline e presentati uno dalla Regione Puglia, l’altro dal Comune di Melendugno. Le preteste di Regione e Comune, in particolare, facevano leva sulla necessità di applicazione della normativa Seveso relativa agli incidenti di grossa rilevanza che potrebbero sorgere dopo la realizzazione del gasdotto. Gli Enti locali, poi, hanno sottolineato una presunta illegittimità sulla procedura di individuazione del sito dell’approdo e la procedura che ha portato al VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Il Tar capitolino, tuttavia, non ha accolto le tesi ricostruite dalle parti proponenti, spiegando come l’iter seguito dallo Stato non consta di vizi, né sostanziali né procedurali. Il Governo, nel dettaglio, non è stato rimproverato di nulla, agendo nel pieno delle sue funzioni e facoltà.
Un’altra battaglia vinta, dunque, per Tap che adesso punta tutto sull’apertura del cantiere: c’è tempo fino alla metà del mese di maggio, così come impone la direttiva ministeriale. In settimana oltre 130 imprese del territorio si sono confrontate con la multinazionale. Su questo fronte, tuttavia, è ancora il Comune di Melendugno a fare la voce grossa, sottolineando come la società norvegese non abbia adempiuto correttamente a tutti i cinquantotto obblighi prescritti: dovrebbe farlo in questi pochi mesi rimasti con un elevato rischio di non rientrare nella tempistica ordinata.