Tradizioni sì…ma con un occhio alle differenze

In un mese carico di tradizioni, usi e costumi locali quanto la nostra mente ha ancora la curiosità di guardare oltre il proprio patrimonio intellettuale?

Costumi e usanze popolari prendono il via in un susseguirsi di tradizioni dal giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione e in un seguire sferzante, ininterrottamente, sino al 6 di gennaio. Si intende per tradizione il complesso di memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra in quello che appare come la consegna di un testimone da accogliere e mantenere.

Ma se da una parte le tradizioni uniscono, ecco che dall’altra quanto possono letteralmente ovattare la nostra mente. Conoscere solo usi e costumi del proprio territorio significa accogliere e condividere o accettare più o meno passivamente ciò che ci è stato tramandato?

Ebbene dobbiamo ammettere, se pur a cuor leggero, che se da una parte le tradizioni sono un’occasione ciclica di ritrovo e di festeggiamenti, dall’altra ci inducono, necessariamente, a chiuderci unicamente in quella che è la nostra cultura e d’altronde l’unica che conosciamo, ignorando ciò che accade al di là della nostra comfort zone.

Guardare oltre non significa fare un torto al proprio patrimonio ma, di fatto, indottrinarci esclusivamente nel nostro modo di mangiare, di vestire o di pregare, nelle nostre ricorrenze e tradizioni, nei nostri usi e costumi ci porta a credere che la nostra cultura sia l’unica al mondo e dunque quella giusta.

Ed è questo il periodo dell’anno in cui maggiormente i popoli si uniscono attorno ad un sapere comune e condiviso, ma ogni tanto guardare oltre può aiutare al confronto e all’abbattimento delle differenze, laddove conoscere non ci rende solo più colti e informati, ma soprattutto ci rende liberi.