Tumore del colon retto, la speranza viene dall’Università del Salento

I ricercatori dell’ateneo salentino mettono a punto una nuova terapia di precisione capace di contrastare una delle forme più aggressive di carcinoma.

Siamo troppo spesso abituati ad aspettarci che qualcuno, dall’altra parte dell’oceano, ci annunci la scoperta di un nuovo e miracoloso ritrovato contro quello che, da ormai decenni, viene dai più considerato il ‘male del secolo’.

Capita, invece, che la speranza abiti non troppo distante da noi e che la possibilità di accedervi non necessiti di fondi esosi o riservati solo a chi può permetterseli.

È il caso della cura del cancro del colon retto che da oggi può contare su un’inedita terapia di precisione messa a punto dall’Università del Salento.

Il progetto

Il progetto di ricerca, finanziato dall’AIRC sotto la supervisione della Dott.ssa Malù Coluccia e del responsabile del Laboratorio di Proteomica Clinica del Polo Oncologico ‘Giovanni Paolo II’ di Lecce, il Prof. Michele Maffia, ha infatti identificato una delle proteine (la beta-Catenina) responsabili dell’insorgenza di quello che, per incidenza e aggressività, è tra i carcinomi più letali nel nostro Paese e nel mondo e, sulla scorta di ciò, i ricercatori dell’ateneo salentino hanno potuto perfezionare una rosa di trattamenti innovativi atti a contrastarlo in maniera più rapida e con minori effetti collaterali.

Scarsi i risultati dei ‘farmaci intelligenti’

Partendo, infatti, dalla constatazione dagli scarsi risultati dei cosiddetti ‘farmaci intelligenti’ nell’inibire tale protide, i microbiologi leccesi sono riusciti a rintracciare un apposito circuito molecolare che, legandosi alla beta-Catenina, potrebbe essere in grado di stabilizzare dall’interno la cellula tumorale fino ad indurla ad una risposta metabolica adattiva tale da costringerla all’autocannibalismo senza, perciò, coinvolgere i tessuti sani.

Chiaramente, si è ancora in una fase iniziale che necessiterà di un successivo passaggio dalla sperimentazione in vitro a quella sui pazienti affetti da carcinoma rettale, ma, qualora si giungesse alla concretizzazione di un protocollo medico, questo rappresenterebbe senz’altro una forte iniezione di ottimismo per chiunque non si vedrebbe più costretto a ricorrere alle ben più pesanti, per quanto attualmente le sole efficaci nella lotta a quasi ogni forma di tumore, radio e chemioterapia.



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