È il vecchietto oversize più amato e atteso dai bambini, ma in pochi sanno che dietro la storia di Babbo Natale, uno dei personaggi immaginari più riusciti della storia, c’è una persona in carne e ossa. La leggenda dell’uomo che la notte di Natale dispensa regali ai bambini di tutto il mondo con la sua slitta trainata da renne magiche nasce nella lontana Myra. Non in Lapponia, dove lavora tutto l’anno con gli elfi per preparare i doni da lasciare sotto l’albero. Le origini di Santa Claus sono legate indissolubilmente a San Nicola, un vescovo della città turca talmente popolare
che, secoli dopo la sua morte, aveva una fama tale da ispirare racconti miracolosi.
San Nicola, un vescovo dietro il mito
Ma cosa ha in comune San Nicola con Babbo Natale? A legarli non è solo la barba bianca. Il viaggio nella leggenda comincia dalle immagini del partono di Bari. Il vescovo è spesso raffigurato con il Vangelo in mano e tre palle d’oro: si tratta di tre sacchetti di monete che il Santo aveva donato di nascosto, attraverso una finestra, a tre ragazze costrette a prostituirsi. Saldando i debiti del padre, aveva salvato le fanciulle, troppo povere per sposarsi, da una vita in strada.
C’è anche un’altra leggenda. Si racconta che San Nicola salvò tre soltati, scambiati per ladri. Sarebbero stati decapitati, ma il loro destino cambiò quando, secondo la storia, il vescovo apparve in sogno all’imperatore Costantino, ordinandogli di liberarli. Almeno così lo ritrae Giotto nella Basilica Inferiore di san Francesco ad Assisi. Il racconto rivela un elemento in comune con Babbo Natale, il dono dell’ubiquità, cioè la capacità di essere nello stesso momento in due luoghi diversi.
In un’altra circostanza San Nicola salvò tre fanciulli: un miracolo che lo fece diventare un protettore dei bambini. Il vescovo è legato ai bambini anche per un errore, una svista nella traduzione latina della Bibbia. Scrivendo del massacro dei minori innocenti ordinato dal re Erode dopo la nascita di Cristo, in alcuni passi, il termine «innocenti» diventa «bambini».
Fatto è che, ben presto, si diffuse l’uso di scambiarsi doni nel giorno del santo (6 dicembre).
La popolarità di San Nicola è tale che persino Martin Lutero – il monaco che lottò per rimuovere il culto del vescovo dalla mente dei fedeli – facesse regali ai suoi figli proprio nel giorno di san Nicola. Nei paesi del nord Europa era diffusa un’usanza: il 28 dicembre, giorno della festa degli Innocenti, un bambino era vestito da san Nicola e andava in giro a distribuire doni ai bambini buoni, affiancato da un bambino vestito di nero, che al contrario regalava verghe a chi era stato cattivo.
Santa Claus, come lo conosciamo oggi
Il Babbo Natale conosciuto dai bambini ha il pancione, l’abito rosso e un sacco pieno di regali. La notte tra il 24 e il 25 dicembre con la sua slitta trainata dalle renne capitanata da Rudolph con il suo inconfondibile naso rosso, passa di casa in casa e, calandosi dal camino, lascia i doni sotto l’albero. Il Santa Claus che si è imposto nell’immaginario collettivo si deve allo scrittore Clement Clark Moore, e a una sua filastrocca su san Nicola che, vestito di pelliccia, portava doni ai bambini nella vigilia di Natale. Il resto, come noto, lo ha fatto la Coca Cola.