Niente luci, fuochi, né musica. I luminaristi chiedono aiuto: “senza feste patronali rischiamo di scomparire”

La mancanza di certezze sulle feste patronali preoccupa i luminaristi che chiedono aiuto, prima che molti operatori decidano di gettare la spugna.

Niente feste patronali a maggio e poi chissà. È impossibile sapere se sarà un’estate senza le luci delle luminarie, la musica della banda, le voci delle bancarelle e i colori dei fuochi  d’artificio. Forse dovremo ancora fare a meno degli appuntamenti imperdibili che hanno scandito le notti del Salento e incantato i turisti in vacanza che, una volta tornati a casa, hanno raccontato la magia respirata nei borghi. I numeri legati al Coronavirus impongono massima cautela e, di conseguenza, altri sacrifici, ma chi lavora da sempre con gli eventi religiosi ha bisogno di certezze.

La richiesta di aiuto dei luminaristi: «fateci tornare a lavorare»

È impensabile tornare a pensare alle tipiche feste patronali, quelle con il fiume di gente, dove è difficile persino camminare o stare con il naso all’insù. Molti appuntamenti con la tradizione o organizzati in onore del Santo Protettore sono diventati veri e propri eventi con numeri, in termini di presenze, impressionanti. Ma questo non esclude che non si possa trovare un compromesso, un “equilibrio” tra la necessità di continuare a lavorare per non veder morire un settore che ha dato tanto al Salento e l’obbligo di svolgere tutto in sicurezza.

Ripartire è l’unica strada per garantire la sopravvivenza di un settore che rischia di scomparire portandosi via tradizioni secolari, motivo di orgoglio e promozione turistica.

Come si legge in una nota a firma di Vito Maraschio, presidente dell’Associazione Luminaristi Pugliesi la delusione è tanta. «Non possiamo non prendere atto – si legge – che vi sono alcuni operatori economici che non hanno visto, per una serie di coincidenze sfavorevoli, alcun tipo di intervento. Tra l’inesistenza di un codice Ateco specifico e il completo annullamento delle feste, le ditte di luminarie rischiano di scomparire. Se dovessimo assistere, come avvenuto la scorsa estate, ad una ripresa delle più disperate iniziative, rimarrà forte in noi il dubbio sul perché il nostro settore debba essere condannato al fallimento».

Insomma, non si può dimenticare qualcosa che ha dato lustro al Salento, lontano dai confini locali. Non c’è angolo del mondo che non sia stato conquistato dalle parazioni, ad esempio. «Le feste patronali – si legge – sono manifestazioni di fede, ma anche esplosione della nostra cultura,della nostra arte, dei nostri colori, dei nostri sapori e dei nostri suoni. Si faranno i mercati, si faranno le fiere, si riempiranno le spiagge, si affolleranno le discoteche, ma non si accenderanno le luminarie così come non si spareranno i fuochi e non si alzeranno le note musicali. Speriamo che qualcuno colga questa richiesta di aiuto. Oggi, quando un aiuto serve. Non certo domani, quando molti operatori avranno gettato la spugna e i pochi sopravvissuti saranno rimasti in campo solo grazie alle proprie capacità e ad un poco di fortuna».



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