Stalking ad un’avvocatessa con lettere minacciose e utilizzando i social network. A processo un’ex amica

Le indagini sono state condotte dai poliziotti del Commissariato di Taurisano, a seguito della denuncia presentata nel giugno del 2020.

Finisce sotto processo, l’ex amica di un’avvocatessa, accusata di averla perseguitata per circa un anno, attraverso lettere minacciose o utilizzando i social network.

Il rinvio a giudizio è scaturito al termine dell’udienza preliminare celebratasi davanti al gup Simona Panzera. Una 45enne deve difendersi dall’accusa di stalking, come contestato dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani nella richiesta di rinvio a giudizio. Ed assistita dall’avvocato Americo Barba, l’imputata dovrà affrontare un processo penale davanti al giudice monocratico. Intanto, l’avvocatessa presunta vittima di stalking si è costituita parte civile con l’avvocato Roberto Bray.

Le indagini

Le indagini sono state condotte dai poliziotti del Commissariato di Taurisano, a seguito della denuncia presentata nel giugno del 2020 e si sono avvalse dell’aiuto di un consulente informatico.

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, tutto sarebbe iniziato a partire da un incontro casuale di alcuni anni addietro. Tra la 45enne e la vittima era nato un rapporto di amicizia. Nel corso del tempo, qualcosa è cambiato. E l’avvocatessa, anche allo scopo di tutelare la sua incolumità e quella delle persone care, ha deciso di tagliare i rapporti. Una decisione che ha fatto scattare una reazione ‘inaspettata, nell’amica. L’avvocatessa ha dovuto assistere ad una serie di scenate, anche nel suo studio, in cui la 45enne inveiva contro di lei minacciosamente. E poi, ci sono le lettere anonime che l’ex amica le recapitava, dal contenuto denigratorio. La 45enne la pedinava o la seguiva in auto, mentre faceva rientro a casa. Non solo, poiché in alcune circostanze, accedeva con applicazioni illegali, ai suoi social network o alla sua casella di posta elettronica, per “controllare” la quotidianità. E per questo risponde anche del reato aggravato di “installazione di apparecchiature atte ad intercettare”, come contestato dalla Procura.



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