
C’è l’archiviazione dell’inchiesta per i gestori della Rsa “La Fontanella” di Soleto, nell’ambito dell’inchiesta sui 38 morti per covid tra gli ospiti.
La richiesta di archiviazione del pm Alberto Santacatterina è stata accolta dal gip Giulia Proto.
In precedenza, la Procura aveva ottenuto due proroghe delle indagini, condotte dai carabinieri del Nas, per completare i necessari accertamenti investigativi, tra cui anche la consulenza tecnica per accertare le cause della morte dei 38 ospiti della struttura. Al termine degli accertamenti non sono emersi comportamenti penalmente rilevanti e la Procura ha chiesto l’archiviazione per i tre indagati, poi accolta dal giudice per don Vittorio Matteo, di Soleto, amministratore delegato (nel frattempo deceduto); Federica Cantore, di Galatina, responsabile amministrativa e Catello Mangione, coordinatore sanitario della struttura, di Soleto.
Il procedimento, iscritto per i reati di abbandono di persone incapaci, epidemia colposa e omicidio colposo, si è concluso con il rigetto dell’opposizione alla richiesta di archiviazione e la conseguente archiviazione del procedimento stesso per “infondatezza della notizia di reato”.
Il provvedimento del gip, come specificato in una nota stampa della difesa: “riconosce la situazione drammatica e straordinaria che ha colpito la struttura nel marzo 2020, quando un focolaio epidemico di COVID-19 ha causato il decesso di trentotto degenti. Le indagini hanno chiarito che l’inevitabile diminuzione delle prestazioni assistenziali e il conseguente “collasso” della RSA sono stati causati da ragioni contingenti e assolutamente eccezionali, in primis la positività di massa del personale sanitario al virus, con conseguente obbligo di isolamento e impossibilità di reclutare in tempi rapidi nuovo personale in sostituzione”.
In particolare, il gip ha escluso la sussistenza degli elementi costitutivi di ciascuno dei reati contestati: Riguardo l’ipotesi di reato di abbandono di persone incapaci, come riferito dai legali nella nota: “è stata esclusa qualsiasi “volontarietà o consapevolezza” dell’omissione assistenziale da parte degli indagati, non potendosi ascrivere a loro la responsabilità di un evento dovuto a cause di forza maggiore. La consulenza tecnica ha accertato che fino al 20 marzo 2020 gli ospiti ricevevano assistenza quotidiana, e che la carenza di personale, iniziata dal 21 marzo a causa delle quarantene, ha reso impossibile fornire un’assistenza adeguata”.
In merito all’epidemia colposa, continua la nota: “la pronuncia ha rilevato l’impossibilità di dimostrare il nesso causale tra le condotte degli indagati e il contagio degli ospiti, sottolineando l’assenza di prova di violazioni di regole cautelari da parte del personale. Inoltre, la decisione ha evidenziato come la mancanza di un quadro normativo definito e cogente all’inizio della pandemia rendesse non rimproverabile la condotta degli indagati”.
Infine, riguardo l’accusa di omicidio colposo: “i consulenti tecnici nominati dal Pubblico Ministero hanno escluso “profili di censura tecnica in capo ai sanitari” che hanno operato nella RSA. Per gli ospiti il cui decesso è stato ricondotto al contagio, il G.i.p. ha valorizzato il principio della “scarsità delle risorse umane e materiali” e la “limitatezza delle conoscenze scientifiche” al momento dei fatti, elementi che, ai sensi dell’articolo 3-bis del D.L. n. 44/2021, escludono la colpa grave necessaria per la punibilità”.
Gli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, difensori di Vittorio Matteo e Federica Cantore, e l’avvocata Viola Messa, difensore del dottor Catello Mangione, accolgono con grande favore l’esito del procedimento “che restituisce onorabilità e giustizia ai loro assistiti, ingiustamente travolti da una vicenda di portata straordinaria e non prevedibile. La dolorosa situazione che ha colpito la RSA “Le Fontanelle” è stata, infatti, una tragica conseguenza di un’emergenza sanitaria di portata globale. L’ordinanza di archiviazione riconosce questo contesto drammatico e – pur lasciando spazio ad eventuali azioni civilistiche – solleva i vertici della struttura da ogni responsabilità penale”.
I famigliari delle persone decedute e di altri ospiti della Rsa e le associazioni Codacons e Codici avevano presentato una serie di denunce con cui chiedevano alla magistratura di fare chiarezza soprattutto su quanto accaduto all’interno della struttura (tra il 21 ed il 26 marzo), prima che la gestione fosse sottoposta al controllo dell’Asl. E di stabilire se gli ospiti fossero stati effettivamente abbandonati per alcuni giorni. Inoltre, chiedevano di verificare se la struttura avesse adottato tutte le misure previste per fronteggiare il contagio.
Il collegio difensivo dei denuncianti era composto dagli avvocati: Donato Amato, Giancarlo Dei Lazzaretti, Francesco Vergine, Carlo Gervasi, Luigi Rella, Angela Rizzo, Andrea Lanzilao, Novella Miglietta, Francesco Zacheo, Americo Barba.