Maxi operazione a Martano, arrestata per estorsione anche la moglie di un boss

Secondo la PM la donna “È rispettata dalle organizzazioni criminali non solo per il marito, ma anche per il carisma (criminale) che le permette di coltivare interessi personali”

C’è anche la moglie di un boss tra gli arrestati nell’ambito della maxi operazione investigativa, avente come epicentro Martano, che ha portato a 15 misure cautelari. Si tratta di Maria Assunta Stella, 55enne di Martano, finita in carcere a seguito dell’ordinanza del gip Marcello Rizzo. La donna è la moglie dell’ergastolano Salvatore Rizzo, a capo dell’omonimo clan.

Maria Assunta Stella, come affermato dalla pm della Dda Giovanna Cannarile: “È rispettata tuttora dalle organizzazioni criminali operanti sul territorio, non solo in virtù del rapporto di coniugio con un esponente della criminalità mafiosa locale, ma anche per il carisma (criminale) che promana dalla sua figura, in virtù del quale coltiva una “fetta” di interessi strettamente personali che le permettono di mantenere tuttora un significativo controllo sul territorio”.

Nell’indagine venuta galla con il blitz odierno è accusata del reato di estorsione, in concorso con Francesco Zimari e Salvatore Beneloucif (finiti in carcere) ed M. P. (indagato a piede libero) per aver costretto un altro soggetto a versare somme di denaro, per il mancato pagamento di forniture di marmi ricevute da quest’ultimo.

I fatti si sarebbero verificati nel giugno del 2020 a Melendugno. Secondo l’accusa, M.P. per riscuotere il credito, si era rivolto a Beneloucif che a sua volta aveva interpellato Maria Assunta Stella in ragione della sua caratura criminale. La donna aveva poi materialmente incaricato Zimari della riscossione. Quest’ultimo si presentava, unitamente a soggetto non identificato, presso l’azienda dell’imprenditore, lasciando intendere di avere con sé un’arma. Inoltre, Zimari, assieme ad M.P., ritornava presso la medesima azienda, stabilendo arbitrariamente le rate mensili da versare per l’estinzione del debito. E ad ogni scadenza si ripresentava per la riscossione della relativa rata, anticipando la visita del complice con una telefonata accompagnata da frasi intimidatorie del tipo “comportati bene se no a sto giro”.

Non solo, poiché gonfiando l’ammontare delle somme di cui effettivamente risultava debitore l’imprenditore, lo costringevano a versare circa 8.000 euro su un debito arbitrariamente quantificato in120mila euro.

E nell’ordinanza si fa riferimento ad alcune intercettazioni. Difatti, il 17.6.2020 Zimari contattava Stella, per aggiornarla, si capirà nel prosieguo, in merito ad un “incarico” da ella affidatogli, finalizzato al recupero di un credito. L’uomo manifestava la necessità di contattare un soggetto definito “amico nostro… quello di fuori… quello dei marmi” e di aver appreso “…perché qua ho parlato, quello dice che dobbiamo fare i conti così quello che rimane glieli do… mi ha fatto vedere delle carte, dice che si deve aggiustare con lui perché ci sono soldi in più, dice che gli fa vedere tutti i versamenti che gli ha fatto… tengo gli assegni… dobbiamo conteggiarli… e quello che rimane vediamo come meglio darglieli, adesso sto uscendo da lì… mi fai sapere come fare con questo?… se magari ci incontriamo oppure se vuole che vado io di pomeriggio là e porto anche questo…”. E la donna concludeva: “fammi vedere dai… fammi vedere un attimo… ti faccio sapere io…”