Fa raccogliere angurie a cittadini tunisini per poco più di 1 euro al quintale. In manette imprenditore 37enne

Importante operazione contro lo sfruttamento del lavoro dei Carabinieri che hanno scoperto nelle campagne di Nardò le condizioni lavorative a cui erano sottoposti cinque lavoratori extracomunitari.

La bella stagione è arrivata e con lei anche il sole, il bel tempo e il periodo di raccolta di alcune coltivazioni. Sovente, però, per quel che concerne quest’ultima attività, ci si imbatte in notizie nelle quali si raccontano le condizioni di sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori, nella maggior parte dei casi extracomunitari.

Nella giornata di ieri, a Nardò, i Carabinieri  della Compagnia di Gallipoli a supporto di una task force composta da militari del Comando Provinciale appositamente costituita per il contrasto al fenomeno dello sfruttamento illecito del lavoro in tutta la provincia,  hanno tratto in arresto in flagranza di reato L.A., 37enne, neretino, incensurato, presidente del Consiglio di Amministrazione di un’azienda agricola del luogo, che si occupa per l’appunto dell’impianto, cura e raccolta orticola (quindi in questo caso è stato tratto in arresto il datore di lavoro, che non può definirsi caporale).

Il datore di lavoro, come dimostrato dalle accurate indagini svolte nell’arco di più giorni, utilizzava, assumeva e impiegava 5 braccianti agricoli di nazionalità tunisina, con regolare permesso di soggiorno, approfittando del loro stato di bisogno (tutti monoreddito con famiglie a carico) sottoponendole a condizioni di lavoro che rientrano nelle condizioni di sfruttamento previste dalla normativa.

Nel dettaglio i militari grazie a  servizi di osservazione, controllo e pedinamento hanno documentato le condizioni lavorative con videoriprese e fotografie, prove documentali e dichiarazioni dei braccianti, hanno accertato che gli operai avevano prestato ininterrottamente attività lavorativa per la raccolta angurie su alcuni fondi agricoli di Nardò dal 17.06.2019 al 02.07.2019, per 10 ore lavorative giornaliere, con una retribuzione per tariffa a cottimo (euro 1,40 per quintale angurie raccolte), dunque in violazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali, non rispettando peraltro l’ordinanza sindacale del comune neretino, in virtù della quale è proibito lavorare sui campi agricoli dalle ore 12:30 alle ore 16:30, nel periodo compreso dal 21.06.2019 al 31.08.2019.

I Carabinieri hanno accertato altresì il mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro: i lavoratori prestavano la propria attività lavorativa senza aver ricevuto alcun accessorio di protezione individuale (guanti, scarpe, pantaloni anti strappo etc.), anzi erano costretti dalle circostanze a procurarli autonomamente; con la totale mancanza di bagni chimici nei luoghi di lavoro,  senza essere sottoposti a visita medica e corsi di formazione ed informazione.

Uno dei braccianti, infatti, ha confessato di aver subito qualche giorno fa uno strappo muscolare alla schiena. Si è accertato anche che i lavoratori vivevano presso una masseria di Nardò, di proprietà del padre dell’arrestato, pertanto strumentale allo sfruttamento, in una situazione degradante e pericolosa per la loro incolumità fisica.

L’immobile, infatti, è stato sottoposto a sequestro preventivo con ausilio del personale dello SPESAL di Lecce. All’esito di una perquisizione veicolare, infine, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato un documento di 3 pagine scritto con un computer, riportante le varie giornate lavorative e la metodologia di pagamento, ovvero a cottimo, unitamente a un quaderno adibito a libro paga dei braccianti.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari a disposizione del Sostituto Procuratore di Turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, Paola Guglielmi.



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