Sospeso il bullo che avrebbe afferrato per il collo un compagno di classe per ‘sbatterlo’ più volte sul pavimento. La stessa sorte sarebbe toccata agli altri studenti che avrebbero assistito all’umiliazione, senza fare nulla per ‘aiutare’ la vittima.
Dopo le voci sul caso di bullismo che si sarebbe consumato in una scuola media del Capo di Leuca si passa ai fatti con i provvedimenti della Dirigente che hanno toccato anche l’insegnante finita sotto accusa per non essere intervenuta, per non aver messo fine alle violenze. Nei suoi confronti è stato avviato un provvedimento disciplinare che proverà a chiarire se quanto accaduto in classe corrisponda a quanto scritto, nero su bianco, dalla famiglia della vittima in una denuncia-querela presentata agli uomini dell’Arma.
Drammatico il racconto della mamma del ragazzo, preso di mira senza alcuna ragione da un compagno fisicamente più forte mentre l’insegnante era di spalle alla classe per scrivere sulla lim. Racconto che troverebbe delle conferme anche nel referto dei medici del Pronto Soccorso che avrebbero visitato l’adolescente il giorno dell’aggressione. Sul collo aveva i segni della “stretta”, talmente forte da fargli quasi mancare l’aria.
Quanto accaduto a scuola, comunque, è ancora tutto da scrivere. La professoressa, ascoltata in queste ore, ha dichiarato di non essersi accorta di nulla. Respinge le accuse, quindi. La Preside, dal canto suo, ha messo in atto tutte le procedure che devono essere attivate in questi casi. Chi la conosce, sa bene le sue battaglie per la legalità fatte di impegni concreti e di testimonianze con alcuni tra i più importanti volti anti-violenza.
«Non sono una persona che sminuisce la gravità dei fatti – ha dichiarato – e anzi sto acquisendo tutte le informazioni del caso con il massimo dello scrupolo, ma voglio dire che siamo in un territorio ‘difficile’ e che la Scuola con tutti i suoi limiti resta un baluardo fortissimo contro ogni forma di violenza e illegalità. Spero che tutti gli altri enti e tutte le altre istituzioni, a cominciare dall’ambito di zona, facciano la loro parte per migliorare il tessuto sociale di questa fetta di Salento che non può e non deve essere abbandonata a se stessa».
Parallelamente sono stati accesi anche i riflettori della Procura Ordinaria e del Tribunale dei Minori cui spetta il compito di chiarire l’accaduto, di accertare se sia stato solo l’ennesimo episodio di prepotenza. Pare infatti che il gruppetto di studenti finito sotto accusa, tutti di età inferiore ai 14 anni, sia conosciuto nell’istituto proprio per il modo di fare prepotente.
