Terremoto giudiziario nella politica e sanità pugliese. Chiusa l’Inchiesta “Re Artù”. 24 indagati

Sono indagati, a vario titolo ed in diversa misura per le ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici

La Procura chiude l’inchiesta “Re Artù” che ha portato ad un terremoto giudiziario nel panorama politico e nel mondo della sanità pugliese. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari porta la firma del pubblico ministero Alessandro Prontera. Risultano indagate ventiquattro persone (rispetto alle venti che comparivano nell’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Simona Panzera).

Tra gli indagati compaiono: l’ex senatore ed ex assessore regionale Totò Ruggeri, 72 anni, di Muro Leccese; l’ex sindaco di Alliste Antonio Renna, 67 anni; l’ex consigliere regionale Mario Romano, 72 anni, di Matino; Massimiliano Romano, 52 anni, di Matino. I quattro si trovano sempre agli arresti domiciliari.

Indagato anche l’ex direttore generale della Asl Lecce Rodolfo Rollo, 61 anni, di Cavallino, per il quale pende la richiesta di sospensione del pm su cui non si è ancora pronunciato il gip.

E poi, Pierpaolo Cariddi, 56 anni, sindaco dimissionario di Otranto, raggiunto dal divieto di dimora in questo procedimento e sottoposto a misura cautelare in carcere assieme al fratello Luciano nell’inchiesta sul presunto “sistema Cariddi” ad Otranto; l’ex dirigente comunale Emanuele Maggiulli, 56 anni, di Muro Leccese (il Riesame ha alleggerito la misura dei domiciliari con il divieto di dimora). E ancora il neo eletto sindaco di Scorrano, Mario Pendinelli, 57 anni, del posto ed ex consigliere regionale; Antonio Greco, 49 anni, di Carpignano Salentino; il medico Vito Elio Quarta, 77 anni, di Carmiano (raggiunti dall’obbligo di dimora). Infine, il commercialista Giantommaso Zacheo, 50 anni, di Carpignano e l’imprenditore Fabio Marra, 55 anni, di Galatone, raggiunti dal divieto temporaneo di svolgere l’attività professionale (misura confermata dal Riesame).

Risultano, inoltre, indagati a piede libero: suor Margherita Bramato, 72enne di Tricase, direttrice dell’ospedale “Cardinal Panico”; il medico Luigi Marzano, 75enne di Leverano; Vito Caputo, 62enne di Nardò; Silvia Palumbo, 40enne di Racale; Michele Antonio Adamo, 66 anni di Nardò; Giuliana Lecci, 37enne di Montesano Salentino; Roberto Aloisio, 50enne di Maglie; Graziano Musio, 67 anni di Matino; Luigi Antonio Tolento, 37 anni di Soleto; Antonio Specchia, 37 anni di Serrano (frazione di Carpignano Salentino); Antonio Ferilli, 59 anni di Tuglie; Paolo Vantaggiato, 64 anni di Neviano.

Sono indagati, a vario titolo ed in diversa misura per le ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Le indagini, svolte dai militari della Compagnia di Otranto sono confluite nel blitz “Re Artù” del 7 luglio scorso, culminato in 11 misure cautelari.

Secondo la Procura, un ruolo chiave nell’inchiesta lo avrebbe esercitato Totò Ruggeri. Ricordiamo che, nelle settimane scorse, ha chiesto di essere interrogato dal pubblico ministero per chiarire la propria posizione, convinto di essere vittima di un’ingiustizia. Il pm Alessandro Prontera ha detto no all’ascolto del 72enne di Muro Leccese. L’ex assessore regionale si era avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Panzera.

Le indagini avrebbero mostrato il potere di Ruggeri di infiltrarsi nei gangli della pubblica amministrazione, come nei consorzi di bonifica (in concorso con l’ex sindaco di Alliste, Antonio Renna), ricevendo in cambio favoritismi secondo meccanismi clientelari. I posti di lavoro in cambio di favori sono al centro del rapporto tra Totò Ruggeri, Suor Margherita Bramato, direttrice dell’ospedale di Tricase e il Direttore Generale della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo. Secondo l’ipotesi accusatoria poi, il 72enne di Muro Leccese, in qualità di assessore al welfare ed il medico Elio Vito Quarta, “stringevano un patto corruttivo”, con la collaborazione del commercialista Giantommaso Zacheo per accreditare il centro privato “Prodia” di Muro Leccese all’esercizio dell’attività di procreazione assistita.

Nell’ordinanza del gip si parla poi di posti di lavoro per i suoi “protetti”, in cambio di pesce di qualità e champagne. E si fa riferimento anche ad un presunto patto a luci rosse tra l’ex senatore dell’Udc e una 37enne che ambiva a migliorare la sua posizione lavorativa. Inoltre, avrebbe ‘raccomandato’ una donna con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale, aiutandola a trovare una sistemazione in un noto istituto culturale salentino.

La Procura gli contesta, inoltre, il voto di scambio alle regionali del 2020. Secondo la Procura, Ruggeri e Mario Pendinelli (ex consigliere regionale) avrebbero promesso e offerto denaro ai loro referenti politici in due Comuni del Salento.

Viene rivolta a Ruggeri anche l’accusa di abuso d’ufficio, oltreché di falso, riguardo il ripristino dell’arenile del lido Atlantis, lo stabilimento balneare di sua proprietà, formalmente amministrato da un’altra persona, in concorso con Pierpaolo Cariddi, ex sindaco di Otranto, con il responsabile dell’area tecnica, Emanuele Maggiulli e con Mario Pendinelli. Nell’avviso di conclusione delle indagini compare anche Roberto Aloisio, istruttore dell’ufficio tecnico di Otranto (finito ai domiciliari nell’altra inchiesta sul presunto “sistema Cariddi”).

Nell’avviso di conclusione compaiono anche nuove contestazioni. In particolare Mario Romano, all’epoca in cui era consigliere regionale (viene contestata l’aggravante) avrebbe raccomandato, sottolineando che era un conoscente del presidente Massimo Cassano (non è indagato), il figlio di un signore che nell’agosto del 2020 aveva presentato domanda per il concorso ARPAL (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro) per l’assunzione di “578 unità di personale a tempo pieno e indeterminato con profilo professionale di istruttore tecnico”, assicurandogli il superamento del concorso dietro il pagamento di 8mila euro. La somma gli veniva consegnata tra il 20 ed il 21 marzo del 2020, nei pressi della stazione ferroviaria di Tuglie. Invece, lo stesso Mario Romano, nell’ottobre del 2020, grazie ad un procacciatore di voti e sottolineando di avere gli agganci giunti, avrebbe raccomandato un 64enne per il concorso in Sanità Service, dietro il pagamento della somma di 7.500 euro. E non si tratterebbe di un episodio isolato. Ricordiamo che secondo l’accusa che ipotizza il reato di traffico di influenze illecite, anche Antonio Greco avrebbe avuto il ruolo di “procacciatore di persone” per conto di Mario Romano. In particolare, quest’ultimo faceva sapere di avere gli agganci giusti e assicurava ad un candidato che avrebbe superato il concorso di Sanità Service s.r.l., dietro il pagamento di 7mila euro.

Questi, in effetti, avrebbe sborsato 1.500 euro a titolo di acconto, prima della presentazione della domanda di iscrizione al concorso, bandito a dicembre del 2019, per l’assunzione di 159 unità. Il patto prevedeva la consegna dei restanti soldi al superamento della selezione.

Lo stesso copione sarebbe stato messo in atto da Romano e Greco con il cognato di un candidato, a cui veniva promesso il superamento del concorso dietro il pagamento di 3mila euro. E quest’ultimo gli consegnava la somma di 1.000 euro in due tranches (sempre a titolo di acconto) di cui una attraverso il procacciatore Greco.

Infine, anche la sorella del candidato (non è indagata) avrebbe ricevuto i favori di Romano, che le prometteva di anticipare l’assunzione, visto che aveva già superato il concorso per OSS a Foggia, collocandosi però negli ultimi posti della graduatoria. Anche in questo caso il favore sarebbe avvenuto dietro il pagamento di una somma di denaro. Si parla nelle carte dell’inchiesta della somma di 3mila euro che venivano consegnate in tre tranches dal fratello della stessa.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Giuseppe Fornari, Salvatore Corrado, Antonio Quinto, Massimo Manfreda, Luigi Covella, Francesco Fasano, Gianluca D’Oria, Mauro Finocchito, Luigi Corvaglia, Pierluigi Portaluri, Gabriella Mastrolia, Francesca Conte, Sabrina Conte, Maria Greco, Dario Paiano, Dimitry Conte, Dario Congedo, Corrado Sammarruco, Antonio Costantino Mariano, Francesco Vergine, Stefano De Francesco, Giuseppe Lelio, Carlo Viva, Francesco Romano, Giovanni Montagna, Remo Cagnazzo, Gaetano Castellaneta, Mario Coppola, Donato Sabetta, Antonio Greco, Maria Antonietta Martano. Gli indagati hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o per produrre memorie difensive, prima che il pm formalizzi la richiesta di rinvio a giudizio.



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