Associazione dedita al traffico di droga nel Basso Salento. Uno dei componenti ottiene i domiciliari 

Invece, il Riesame ha confermato la misura cautelare per altri tre indagati. Il 15 novembre sono state arrestate 11 persone, al termine di un blitz condotto dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

Ottiene i domiciliari, uno dei presunti componenti dell’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, sgominata attraverso il blitz del 15 novembre, culminato con 11 arresti.

Il Tribunale del Riesame (presidente Carlo Cazzella, relatrice Anna Paola Capano, a latere Antonio Gatto) ha accolto il ricorso dell’avvocato Mario Coppola, legale di Cristian Angelo Pierri, 22enne di Ugento.

Invece, il Riesame ha confermato la misura del carcere per Radames Trianni, 30enne di Torre San Giovanni (marina di Ugento) e quella dei domiciliari per Annalisa Molle, 29 anni di Ugento e Miriam Trianni, 21enne, di Torre San Giovanni (marina di Ugento). Sono assistiti dall’avvocato Paolo Cantelmo.

Gli arrestati rispondono di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di singoli episodi di spaccio e Radames Trianni anche di estorsione.

La Procura contesta anche l’aggravante del metodo mafioso, che è stata esclusa dal gip.

Il 15 novembre scorso sono state arrestate 11 persone, al termine del blitz condotto dai Carabinieri della Compagnia di Casarano e della Stazione di Ugento, coordinati dal pm Carmen Ruggiero della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare a firma del gip Simona Panzera. Una operazione che ha permesso di sgominare un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, cocaina e marijuana, operante nell’area ugentina e in quelle limitrofe.

Successivamente si sono svolti gli interrogatori di garanzia e la maggior parte degli arrestati si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

L’operazione

L’operazione trae origine da alcuni episodi di violenza che risalgono alla fine del 2018, quando alcuni assuntori, in diverse occasioni – non essendo più in grado di far fronte ai propri debiti di droga (in diversi casi superiori a 3.000 euro) – sono stati oggetto di violenti pestaggi, di minacce aggravate dall’uso di armi da fuoco a opera di alcuni associati.

I successivi sviluppi, basati su tradizionali metodi investigativi e affiancati da intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno accertato numerosi episodi di cessione della droga, grazie alle dichiarazioni rese da alcuni consumatori ed hanno consentito di decodificare il linguaggio criptico (metri, minuti, nafta, caffè) utilizzato per comunicare tra loro e con gli acquirenti.

Sono emersi rapporti di frequentazione stabili, regolarità nell’attività di spaccio, elezione dei luoghi dedicati allo scambio, esistenza di basi logistiche (un maneggio dei cavalli dove venivano impartite le direttive ai gregari, alcune abitazioni devolute alla coltivazione e al confezionamento della droga, esercizi pubblici per l’attività di smercio), creazione di una cassa comune (utile per rifornire di carburante i mezzi di movimento), disponibilità di uomini, mezzi e armi.



In questo articolo: