Migliaia di foto e video dal contenuto pedopornografico. Un dipendente di banca patteggia la pena

Un 52enne è stato condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione con pena sospesa. Ricordiamo che nel mese di luglio del 2021 venne eseguita una perquisizione domiciliare  

Conservava un’enorme quantità di immagini e filmati di natura pedopornografica. Nelle scorse ore, un dipendente di banca ha patteggiato la pena. Un 52enne originario di Pordenone, ma residente a Lecce, è stato condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione dal giudice monocratico della prima sezione penale, Fabrizio Malagnino. Il Tribunale ha dunque accolto l’istanza di patteggiamento avanzata dagli avvocati difensori Rita Ciccarese e Tommaso Fasiello e ha disposto la sospensione della pena.

L’imputato rispondeva dell’accusa di detenzione di materiale pornografico con l’aggravante dell’ingente quantità.

La perquisizione

Ricordiamo che durante la perquisizione domiciliare eseguita nel mese di luglio del 2021 dagli agenti della Squadra mobile, su disposizione del pubblico ministero Luigi Mastroniani, vennero sequestrati i dispositivi in uso all’indagato, tra cui quello dell’istituto di credito per il quale lavorava come dipendente.

La Procura, inoltre, dispose una consulenza tecnica sul materiale informatico che venne eseguita dall’ingegnere Claudio Leone. Dall’analisi dei dispositivi elettronici vennero allo scoperto circa 300 video e 200 immagini, conservate nelle memorie dei reperti. In realtà, gran parte del materiale venne a galla tra i file cancellati.

In seguito, arrivò per il dipendente di banca, la citazione diretta a giudizio. L’uomo ha patteggiato la pena nel corso della prima udienza del processo.

Il dipendente di banca compariva tra i 28 indagati sparsi in tutta Italia, nell’ambito dell’inchiesta “Dictum” condotta dalla Procura di Milano. In base a quanto sostenuto dagli inquirenti, l’enorme quantità di materiale pedopornografico era stata messa a disposizione da un utente attraverso una piattaforma gestita da una società neozelandese  e condivisa da altre persone.

In seguito ad accertamenti investigativi venne identificato il titolare dell’account e si riuscì a risalire anche a tutti gli altri che avevano condiviso i file pedopornografici.



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