Era accusato di aver ripetutamente picchiato la ex convivente anche in presenza della figlia minore, provocandole in un’occasione un trauma cranico. Un uomo di mezza età di un paese dell’hinterland di Lecce è stato condannato alla pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti e lesioni, al termine del processo dinanzi alla seconda sezione collegiale (presidente Cinzia Vergine). I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici, il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 10mila euro, in favore della vittima che assieme alla figlia si era costituita parte civile con l’avvocato Ester Nemola.
L’imputato è assistito dall’avvocato Raffaele Benfatto, che una volta depositate le motivazioni della sentenza, potrà presentare ricorso in Appello.
I fatti si sarebbero verificati fino al mese di ottobre del 2019. In base all’accusa, l’uomo spesso sotto effetto di alcol avrebbe quotidianamente minacciato, offeso e percosso la convivente, provocandole ematomi sul volto e creando un clima di terrore tra le mura domestiche. In alcune occasioni, l’avrebbe invece strattonata, presa a schiaffi o tirata per i capelli. Ed il 13 ottobre, dopo l’ennesimo accesso d’ira, dovuto all’abuso di alcol, avrebbe anzitutto minacciato di morte e ingiuriato sia la compagna che la figlia, le quali si erano chiuse in casa per paura dell’uomo. Quest’ultimo dopo essere entrato nell’abitazione, avrebbe preso per i capelli la donna, per poi scaraventarla a terra. In questa circostanza venne anche chiesto l’intervento dei carabinieri. La compagna a causa della violenza subita avrebbe rimediato un trauma cranico, giudicato guaribile in dieci giorni come risultò dal certificato medico. Dopo l’ennesimo episodio, la vittima di violenza domestica venne presa in carico dal Centro Antiviolenza “Renata Fonte”.