
I militari della Guardia Costiera di Otranto, coordinati dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli e dal Centro Controllo Ambiente Marino di Bari, hanno portato a termine diverse attività operative finalizzate a garantire la tutela dell’ambiente marino e costiero salvaguardando la ricchezza del patrimonio naturalistico e i rilevanti interessi sociali ed economici coinvolti nella valorizzazione e nella fruizione delle relative risorse.
L’attività del Nucleo Operativo Polizia Ambientale della Guardia Costiera di Otranto è stata indirizzata all’individuazione di scarichi idrici non autorizzati o non conformi alle normative vigenti, alla verifica degli impianti di depurazione per il trattamento di acque reflue sia industriali che assimilate a domestiche, nonché al corretto smaltimento dei fanghi di depurazione prodotti dal ciclo depurativo degli stessi.
Le attività hanno riguardato una nota attività ricettiva dedita alla ristorazione, il cui titolare gestiva un impianto di fitodepurazione di acque reflue industriali assimilate alle acque reflue urbane senza l’autorizzazione, procedendo allo smaltimento delle stesse riversandole sul terreno adiacente alla struttura (di proprietà di terzi) con un sistema di collettamento di “fortuna” (tubo e motopompa esterna) senza che subissero il trattamento di depurazione, generando un illecito smaltimento di rifiuti liquidi. Si è proceduto quindi a deferire all’Autorità Giudiziaria il titolare e al sequestro di una motopompa esterna e relative tubazioni di collettamento, due appezzamenti di terreno interessati dallo sversamento, nonché di tutti gli scarichi della struttura al fine di evitare la produzione di ulteriori reflui.
A seguito dei campionamenti delle acque effettuati, congiuntamente al personale tecnico dell’Arpa Puglia è stato riscontrato il superamento dei limiti tabellari prescritti dal Testo Unico Ambientale e pertanto è stata elevata una sanzione amministrativa da 3000 a 30.000 euro
È stato controllato, inoltre, un noto complesso termale della costa adriatico salentina, che smaltiva le acque di scarico provenienti dalla piscina assimilate a reflui domestici, secondo la normativa regionale vigente, direttamente in mare bypassando l’impianto di depurazione ormai non funzionante a causa della scarsa o assente manutenzione. Nell’ambito della verifica presso l’impianto di depurazione asservito alla struttura è stato accertato il non corretto smaltimento dei fanghi di depurazione stoccati al suo interno da diversi anni. Oltre che ai reati di natura ambientale sono stati contestati al rappresentante della società anche diverse violazioni di natura urbanistica, paesaggistica, edilizia e demaniale.
Infine, un depuratore asservito agli scarichi di acque reflue di un centro cittadino è risultato avere alcune deficienze e non conformità rispetto all’atto autorizzativo rilasciato dalla Regione Puglia. Pertanto si è proceduto ad elevare una sanzione amministrativa da 1500 a 15mila euro.