Arriva la condanna per un funzionario della Lupiae Servizi accusato di una maxi truffa. Al termine del processo, il giudice monocratico Bianca Todaro ha inflitto la pena di 4 anni di reclusione ad Augusto Capasa, 58enne leccese. Non solo, poiché è stato disposto il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 35mila euro in favore della vittima, una donna del Nord Salento, che si era costituita parte civile con l’avvocato Francesca Conte.
L’imputato è assistito dagli avvocati Francesco De Iaco e Roberto Rella e potrà presentare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza.
Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci, fino al mese di luglio del 2019, Capasa avrebbe truffato, intascando ben 200mila euro, una donna di mezza età di un paese del Nord Salento, affetta da disabilità all’85%. In che modo? Promettendole un progetto di vita in comune e dichiarandole il proprio amore, nonché approfittando dei profondi e reali sentimenti provati dalla medesima e della situazione di debolezza e vulnerabilità dovute all’invalidità civile. Per ottenere ciò le avrebbe riferito di trovarsi in difficoltà economiche. E ci sarebbe riuscito, inducendola a versare l’ingente somma sul proprio libretto di risparmio. Avendo la disponibilità del codice segreto della carta di credito della signora, avrebbe effettuato acquisti online per un importo complessivo di 4.500 euro.
‘Non ti fare più vedere se non porti il denaro’
La donna ha poi sporto denuncia attraverso l’avvocato Francesca Conte, ricostruendo la truffa architettata dal dipendente comunale. E veniva sottolineato nell’atto come Capasa la minacciava e la offendeva di non farsi più vedere se non le avesse corrisposto il denaro. E quando la signora disabile trovava il coraggio di chiedergli di restituirle i soldi prestatigli, l’aggrediva verbalmente per aver osato rinfacciargli i prestiti elargiti.
L’altro episodio di presunta truffa, invece, si sarebbe verificato nell’agosto del 2019, in danno di una signora di mezza età della provincia di Venezia. In questo caso, Capasa si sarebbe qualificato come un Maggiore dei Carabinieri “in incognito”, laureatosi presso l’accademia militare di Modena ed impegnato nell’attività investigativa, conseguente alla collaborazione dei pentiti di mafia.
Ed avrebbe manifestato alla signora le concrete intenzioni relative ad un comune progetto di vita, chiedendole anche, in considerazione di gravi problemi economici e finanziari, a corrispondergli nel tempo somme di denaro, mediante bonifici bancari. Non solo, anche mediante la consegna della sua carta di credito ricaricabile, dalla quale effettuava direttamente dei prelievi per un importo totale di 15.360 euro.
In questo caso, vi è stata però una remissione di querela da parte della presunta vittima.