Ex barbiere indagato per il sequestro di Mauro Romano, la difesa: “il figlio non ha assistito al rapimento”

La difesa dell’ex barbiere di Racale indagato per il sequestro diMauro Romano ha depositato una corposa memoria difensiva, insinuando dubbi sulle effettive responsabilità dell’uomo.

La difesa dell’ex barbiere di Racale, indagato per il sequstro del piccolo Mauro Romano, ha depositato una corposa memoria difensiva, insinuando dubbi sulle effettive responsabilità dell’uomo. L’istanza, a firma degli avvocati Antonio Corvaglia e Giuseppe Gatti, difensori di V. R, 79enne di Racale, è stata depositata nell’ufficio del pm Simona Rizzo, che ha ereditato il fascicolo d’indagine dal pm Stefania Mininni.

Tanti i punti su cui viene chiesto di fare chiarezza. Secondo la difesa, analizzando gli elementi di indagine che fondano l’ipotesi accusatoria, non si può non rilevare come gli stessi siano assai ricchi di contraddizioni, spesso privi di riscontri e non idonei, a sostenere l’accusa in giudizio.

La difesa, anzitutto, si sofferma sulla figura del figlio dell’indagato. E sulle asserite rivelazioni che, a distanza di circa 20 anni dalla scomparsa di Mauro, avrebbe fatto. Quest’ultimo, infatti, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe custode di una verità inconfessabile, in quanto se confessata incriminerebbe il padre, sulla quale, tuttavia, in qualche occasione, si sarebbe lasciato andare, facendo rivelazioni sconvolgenti, poi mai confermate dinanzi alle autorità. La difesa, invece, sostiene che che non c’è alcuna prova che questi abbia assistito al rapimento di Mauro né abbia giocato con lo stesso il giorno in cui è scomparso.

Non solo, in nessuna delle espressioni pronunciate all’interno delle numerose conversazioni captate nel corso di mesi d’intercettazione ed ambientali, la famiglia dell’ex barbiere ha mai fornito il benché minimo dettaglio in merito al segreto che celerebbe da anni.

Ricordiamo che secondo la Procura, S.R. avrebbe dichiarato il falso nel corso delle indagini sul rapimento del piccolo Mauro Romano. Il figlio dell’ex barbiere, accusato di sequestro di persona, è stato iscritto nel registro degli indagati per “false informazioni al pubblico ministero”. S.R. è stato ascoltato come persona informata dei fatti, durante le indagini, ma le sue dichiarazioni non hanno convinto il pm Stefania Mininni.

I legali di V.R. chiedono che nella vicenda della scomparsa di Mauro Romano, venga fatta piena luce sulla figura dell’uomo finito al centro di una recente brutta storia di pedopornografia.

L’anziano di Taviano è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario ed occultamento di cadavere. La difesa, sottolinea che fu il primo, in occasione del suo arresto per tentata estorsione, e dunque a poche settimane dalla scomparsa del bambino, ad indicare Castel Forte come luogo dell’ultimo passaggio di Mauro. E si chiedono i due legali, come mai abbia potuto indicare un luogo così preciso, se non essendo a conoscenza di particolari rilevanti in merito alla scomparsa di Mauro.

Non solo, poiché nell’indagine di pedopornografia per la quale è finito sotto processo con rito abbreviato, avrebbe rivelato ad un ragazzino di aver rapito Mauro per soldi, indicando la cifra di 3 milioni di lire.

Ricordiamo che all’epoca dei fatti, l’uomo venne condannato per tentata estorsione per avere chiamato i genitori di Mauro, per chiedere 30 milioni di vecchie lire, in cambio di informazioni sul figlio.

Nel mesi scorsi, la Procura ha chiuso l’inchiesta sul presunto rapitore di Mauro Romano, il bambino di sei anni scomparso nel nulla a Racale, nel giugno del 1977. Il barbiere in pensione risponde dell’ipotesi di reato di sequestro di persona, dopo l’avviso di conclusione delle indagini a firma del pm Stefania Mininni.