Torna l’appuntamento più atteso dagli amanti dell’arte e della cultura anche se – per puro caso – cade proprio il giorno della festa dei lavoratori: partirà domani, domenica primo maggio, «Domenica al museo» l’iniziativa del Ministero ai Beni culturali che prevede ingressi gratuiti nei siti culturali e archeologici di tutta Italia. Insomma, per visitare monumenti, gallerie, scavi, parchi e giardini monumentali non è necessario pagare il biglietto.
Anche il Museo provinciale “Sigismondo Castromediano”, il più antico della Puglia, ha aderito all’iniziativa #domenicalmuseo aprendo le sue porte dalle 9.00 fino alle 13.30.
Non tutti sanno che su oltre cinque mila metri quadri di sale espositive è possibile ‘leggere’ una storia che inizia 80mila anni fa quando l’uomo del Paleolitico cominciò ad abitare le grotte sparse tra le scogliere e le campagne salentine. La passeggiata archeologica per il Salento inizia al piano terra facendo conoscere al visitatore soprattutto i Messapi che crearono una civiltà unica nel panorama dell’Italia dell’epoca.
Al secondo piano, l’antiquarium accoglie i reperti archeologici della collezione di antichità del Castromediano e di altri studiosi e collezionisti locali, che formarono il primo nucleo dell’attuale museo. I materiali, esposti per tipologie (ceramiche, bronzi, terrecotte, vetri…) e per grandi temi (la musica nel mondo antico, il banchetto e il simposio, l’arte della guerra, i miti, la donna…), danno un quadro di sintesi della triplice divisione della regione in Daunia, Peucezia e Messapia.
Continuando il percorso troviamo affascinanti frammenti medievali, ancora presenti nel territorio salentino raccolti a seguito delle confische ecclesiastiche ottocentesche e delle distruzioni urbane di inizio Novecento. Si tratta di polittici, dipinti su tavola, lacerti architettonici che riassumono civiltà e culture che si sono susseguite nel Salento in quasi mille anni di storia: dagli Ostrogoti ai Bizantini, dai Normanni agli Svevi, dagli Angioini agli Aragonesi e ai popoli dell’area mediterranea e asiatica.
Una sensazione di quella che è l’esplosione barocca del capoluogo e di tanti paesi salentini si può cogliere al terzo piano del museo, dove la pinacoteca offre dipinti, sculture, ceramiche ed altro, che narrano di una città che è sempre stata viva e culturalmente pretenziosa. Si alternano espressioni di cultura locale con elementi di provenienza esterna (da Venezia a Napoli, a Roma) che attestano i profondi legami culturali della regione.
Infine, una sezione è dedicata all’Ottocento e Novecento salentini, con opere realizzate da artisti legati a questa terra per nascita o per elezioni, che la Provincia di Lecce ha collezionato nel corso di un secolo, attraverso acquisti e donazioni.
