Due persone finiscono sotto processo, al termine dell’udienza preliminare sul drammatico incidente sul lavoro in cui ha perso la vita un operaio di Alezio. Il gup Michele Toriello ha rinviato a giudizio: G. C., 28enne di Matino ed M.L., 53enne di Gallipoli, figlio e delegato del proprietario della casa di campagna con giardino in cui è avvenuta la tragedia.
Dovranno presentarsi il 3 marzo dinanzi al giudice monocratico Givanna Piazzalonga, per la prima udienza. M.L. è difeso dall’avvocato Biagio Palamà. G.C. è assistito dall’avvocato Maria Greco. Rispondono entrambi dell’accusa di omicidio colposo.
I familiari della vittima, il 49enne Romeo Reo di Alezio, si sono costituiti parte civile con gli avvocati Angela Stasi, Luigi Pastore e Maria Margherita Giannone.
La tragedia si è verificata, intorno alle 12:30 del 5 dicembre del 2019, nel giardino di un’abitazione privata che si affaccia sulla provinciale che conduce a Gallipoli. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Paola Guglielmi, G.C. per inosservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, in qualità di titolare della ditta, avrebbe utilizzato in maniera non conforme alle norme sull’uso, il cingolato con ponte mobile sviluppatore di sua proprietà, che veniva adoperato per lavori di potatura di alberi di alto fusto nella proprietà di campagna del padre di M.L. che avrebbe organizzato una operazione di straordinaria complessità e rischio relativa a potatura di alberi di alto fusto.
Entrambi, secondo l’accusa, avrebbero cagionato con la loro condotta colposa il decesso di Romeo Reo, avvenuto per trauma cranio-encefalico con fratture multiple.
In particolare accadeva che Romeo Reo, ricevuto incarico da M.L. di potare gli alberi, si rivolgesse a G. C. ed a un’altra persona per eseguire la potatura (con ponte mobile) nel corso della quale, posizionato sul terrazzo seguiva le complesse operazioni mentre l’altro soggetto, privo di qualsiasi formazione e competenza, era posizionato sul cestello ad una altezza di circa 10 metri. Intanto, G.C. da terra comandava la piattaforma e Reo sul terrazzo adiacente sotto il braccio della piattaforma, dirigeva le operazioni.
Ad un certo punta, la cima di un cipresso del peso di Kg 100/150, legata da una fune al cestello, colpiva al volto il Reo cagionandone il decesso.