Nella giornata del 2 ottobre, la Polizia di Stato ha eseguito l’espulsione di due cittadini extracomunitari, gravati da diversi precedenti penali, dapprima oggetto di indagini eseguite dalla polizia giudiziaria conclusesi poi con il provvedimento nei loro confronti.
In particolare, si tratta un albanese e un tunisino
Il primo tratto in arresto il 30 settembre 2025, dopo 19 anni di latitanza e una condanna mai espiata a 10 anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione, immediatamente scarcerato per prescrizione del reato.
Il secondo più volte denunciato dal commissariato di Nardò per reati contro il patrimonio e destinatario di avviso orale emesso dal Questore di Lecce, colto il primo ottobre in flagranza del reato di ricettazione, cui è seguita una perquisizione domiciliare, nel corso della quale erano stati rinvenuti svariati monili in oro, ciotole, piatti in argento e orologi.
Nelle settimane appena trascorse sono stati espulsi, con accompagnamento in frontiera, altri tre cittadini irregolari pericolosi per l’ordine e la sicurezza collettiva, nello specifico: un cittadino americano, un cittadino albanese ed una cittadina moldava.
I provvedimenti dal Prefetto della provincia di Lecce e sottoposti a convalida da parte dell’Autorità Giudiziaria, sono stati messi in esecuzione coattiva dal Questore Giampietro Lionetti, per garantire in maniera certa l’abbandono del territorio nazionale da parte dei cittadini extracomunitari colpiti dai provvedimenti di espulsione.
Le espulsioni con accompagnamento alla frontiera di soggetti pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica sono il risultato di un iter procedurale scandito dalla collaborazione tra i diversi uffici della Polizia di Stato, tra i quali la Divisione Immigrazione che, oltre alla quotidiana e consueta valutazione della posizione dei cittadini stranieri sul territorio nazionale, “chiude il cerchio” delle attività della polizia giudiziaria che riguardano i cittadini extracomunitari irregolari pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Le espulsioni sono state accompagnate, così come previsto dalle norme vigenti in materia di Immigrazione dal divieto di reingresso sul territorio nazionale per un periodo di tempo non inferiore a 5 anni ma che, talora, giunge sino ai 10 anni.
