Riqualificazione della scuola elementare di Corsano. Ex sindaco ed altre sette persone rischiano il processo

In data 7 aprile si svolgerà l’udienza preliminare dinanzi al gup Simona Panzera, dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Roberta Licci.

Otto persone, tra cui l’ex sindaco, rischiano di finire sotto processo in relazione all’inchiesta sull’affidamento dei lavori di riqualificazione della scuola elementare di Corsano.
In data 7 aprile si svolgerà l’udienza preliminare dinanzi al gup Simona Panzera che stabilirà se rinviare a giudizio o prosciogliere dalle accuse, gli otto imputati.

Nei giorni scorsi, il pm Roberta Licci ha notificato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di: Biagio Martella, 52enne, ex Sindaco di Corsano; il fratello Giorgio Martella, 47enne, anch’egli ingegnere; Sebastiano Chiarello, 41 anni di Tricase e Chiara Chiarello, 32 anni di Corsano. E poi, Antonio Bisanti, 59 anni di Corsano; Fernando Zocco, 60 anni di Tricase e l’ingegnere Emiliano Zampironi, 46 anni di Gagliano del Capo.

Rispondono a vario titolo e in diversa misura, delle ipotesi di reato di: corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, turbata libertà degli incanti e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.

Sono assistiti dagli avvocati Simone Viva, Fabio Ruberto, Luciano De Francesco, Luigi Covella, Luca Puce, Francesco Nutricati, Fernando Amoroso, Antonio Frisullo e Mario Simonetti.

Le accuse

I fatti contestati risalirebbero tra il 2015 ed il mese di maggio del 2017.

L’inchiesta ha preso il via da un’informativa dei Carabinieri di Tricase. Tutto ruoterebbe intorno alla redazione, nel maggio del 2015, del progetto preliminare di riqualificazione della scuola elementare “Dante Aligheri” (rinominata, Istituto Comprensivo “Biagio Antonazzo”) affidato all’architetto Sebastiano Chiarello, poi firmato dall’architetto Bleve, per consentire all’Aministrazione Comunale di Corsano di partecipare ad un bando della Regione Puglia del valore di 985mila euro.

Ciò sarebbe avvenuto, con la promessa a Chiarello dell’affidamento dell’incarico professionale di progettazione esecutiva e definitiva e con l’accordo che gli altri professionisti, invitati a partecipare alla gara attraverso posta elettronica certificata avessero rinunciato. In cambio, Sebastiano Chiarello avrebbe però dovuto versare una “tangente” di 20 mila euro.

Per mettere in atto il piano, la somma doveva formalmente risultare quale corrispettivo in favore di Chiara Chiarello. Quest’ultima doveva essere indicata da Sebastiano Chiarello, quale collaboratrice nella redazione del progetto esecutivo. E avrebbe invece poi provveduto al versamento della somma nelle mani di Giorgio Martella, fratello dell’allora sindaco Biagio Martella. Ed in effetti, l’assegnazione dell’incarico avvenne con determina di Bleve del 5 aprile del 2017, attraverso un bando di gara per un importo complessivo di 99.355,51 euro ( appena sotto la soglia dei 100 mila euro che avrebbe imposto la ad evidenza pubblica).

Invece, Antonio Bisanti, consulente esterno, si sarebbe occupato della parte architettonica del progetto. E come Chiarello, si sarebbe dovuto impegnare a versare una tangente di 20mila euro su richiesta dell’allora sindaco. Ed anche in questo caso, la somma doveva formalmente risultare quale corrispettivo in favore di Chiara Chiarello. Stesso discorso per Emiliano Zampironi, anche lui coinvolto nel presunto piano per ottenere incarichi dal Comune, in cambio di tangenti.

Infine, Fernando Zocco e Antonio Bisanti avrebbero minacciato Sebastiano Chiarello che stava manifestando l’intenzione di ritirarsi dalla gara. In particolare, rivolgendogli la frase: “Sebastiano tu sei giovane, se ti comporti in questa maniera sarai tagliato per sempre da tutti i lavori pubblici”.