1 novembre 2012. Le prime luci dell’alba si riflettono sulle acque gelide del lago di Bracciano, creando un’atmosfera di quiete che mal si concilia con il dramma che si era consumato sulle sue rive. Quella mattina un passante ha trovato per caso sulla spiaggia di Anguillara Sabazia il corpo senza vita di una ragazza, la ragazza del lago. Era Federica Mangiapelo. Quella notte la 16enne, capricciosa e ribelle, non era tornata a casa. Papà Luigi è preoccupato e quando squilla il telefono capisce che non era stato un colpo di testa.
La morte
In un primo momento si pensa ad un tragico incidente. Un malore forse. Il cuore della ragazza aveva smesso di battere per una miocardite, ipotesi plausibile dato che aveva un’anomalia cardiaca congenita, ma qualcosa in quella ricostruzione non torna. Per cercare di non lasciare nulla di intentato, il Pm convoca Marco, il fidanzato della ragazza, l’uomo per cui aveva lasciato la scuola e l’ultima persona ad averla vista in vita. Dopo una festa erano andati a cercare un po’ di intimità sulle rive del Lago di Bracciano, ma avevano litigato e Marco era tornato a casa. Non si era fatto scrupolo a lasciarla da sola, in piena notte. La versione regge, tanto che il barista, considerato come un testimone, viene iscritto nel registro degli indagati solo come ‘atto dovuto’, per poter dare il via agli accertamenti del caso.
L’autopsia sul corpo di Federica racconta qualcosa in più e cambia le carte in tavola: nessun malore, nessun arresto cardiaco per malformazione congenita, ma ‘omicidio’. La ragazza era annegata. In quell’angolo lontano da casa, qualcuno le aveva tenuto la testa sott’acqua fino a che non ha smesso di respirare. Quel qualcuno, per l’accusa, è Marco, il fidanzato. Ad incastrarlo prove, strani comportamenti e bugie. Chiese alla madre di lavare i vestiti sporchi perché, le disse, gli sarebbero serviti per andare ad una festa, fece scomparire le scarpe indossate quella sera e lavò la macchina, nonostante il maltempo.
Nel dicembre del 2014, Marco viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. È lui, secondo la giustizia che lo ha condannato, ad aver ucciso Federica.
Sembra di rivedere un vecchio film in bianco e nero: quello del caso di Wilma Montesi, ritrovata senza vita sul lungomare di Torvaianica nel lontano 1953. O quello della Decapitata di Castelgandolfo, Antonietta Longo, avvenuto sullo sfondo del Lago di Albano nel 1955. Vecchie storie, delitti che avevano sconvolto Roma e che avevano ‘insegnato’ che quando un cadavere si trova vicino all’acqua che non c’è andato certo da solo.