Dopo le denunce dei familiari, primo passo dell’inchiesta sul focolaio all’Oncologico: sopralluogo del Nas

I carabinieri hanno chiesto di acquisire i protocolli di sicurezza, per verificare se siano state applicate correttamente le norme di sicurezza ed anticontagio.

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L’inchiesta sul focolaio scoppiato nei giorni scorsi al reparto di oncologia del Vito Fazzi muove i primi passi.

In queste ore, i Carabinieri del Nas, su delega del pubblico ministero Donatina Buffelli, si sono recati presso gli uffici dell’Asl per effettuare un primo sopralluogo. I militari hanno chiesto di acquisire i protocolli di sicurezza, per verificare se siano state applicate correttamente le norme di sicurezza e anticontagio. Parliamo di tutte quelle rigide misure che dovrebbero essere rispettate alla lettera dal personale medico e paramedico, a maggior ragione in un reparto che ospita pazienti particolarmente fragili.

Come detto, si tratta solo di un primo passo dell’inchiesta. E ricordiamo che nei giorni scorsi, come atto dovuto a seguito di una serie di esposti presentati dai familiari dei pazienti contagiati, la Procura ha aperto un’inchiesta. Al momento non vi sono indagati e si procede per verificare la sussistenza del reato di diffusione di epidemia colposa. Alla luce degli ultimi decessi, si dovrà presumibilmente accertare se sia configurabile anche il reato di omicidio colposo.

Riguardo ai numerosi esposti presentati in Procura, nelle scorse ore, l’avvocato Andrea Papa ha presentato una querela per conto del fratello di una 60enne leccese. La sorella del denunciante venne ricoverata nel reparto di oncologia, dopo varie vicissitudini e dopo 10 giorni risultò affetta da Covid19, nonostante il primo tampone fosse risultato negativo. Non solo, poiché contrasse una grave forma di polmonite.

E poi c’è la denuncia presentata dall’avvocato Simone Potente per una giovane donna leccese che ha prima scoperto di essere malata di un tumore osseo metastatico, per poi contrarre il Covid-19 presso il reparto di Oncologia. Attraverso la denuncia viene chiesto alla Magistratura di valutare gli eventuali profili di illiceità penale da parte di medici, infermieri dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce ed, in particolare, di coloro i quali hanno visitato la donna presso il Pronto Soccorso. E verificare se abbiano colpevolmente omesso la diagnosi della grave malattia neoplastica metastatica di cui è risultata affetta.

Invece, il figlio di una giovane donna del Basso Salento ha presentato un esposto in Procura attraverso l’avvocato Serena Tempesta.

La signora è stata ricoverata a fine febbraio all’oncologico del nosocomio leccese. Un primo tampone eseguito all’ingresso ha dato esito negativo. Un secondo a cui si è sottoposta i primi di marzo, è risultato invece positivo.

Dopo aver contratto il covid, inizialmente senza sintomi particolari, le condizioni della giovane donna si sono aggravate a causa dell’insorgere di una polmonite bilaterale ed è stata trasferita al Dea. La paziente ha dunque dovuto interrompere la terapia salvavita per seguire quella farmacologica, al fine di guarire dall’infezione ai polmoni. Le sue condizioni sono tuttora critiche e le viene applicato il casco per favorire la respirazione artificiale, anche se nelle ultime ore, sono lievemente migliorate.

Ricordiamo che al momento, si sono registrati complessivamente 23 contagi e 6 decessi. Sono 18 finora i pazienti contagiati e nelle scorse ore è salito a cinque il numero degli operatori sanitari positivi al covid (è emerso un nuovo caso, dopo l’ultimo controllo dei tamponi), mentre sono sei i pazienti deceduti dopo il contagio.

Il reparto di oncologia, intanto, ha riaperto i battenti per i ricoveri.



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