“Il quadro cautelare…si è aggravato per la ritenuta gravità indiziaria di ulteriori reati per Pasqualini, Monosi e Gorgoni…i primi due capi e promotori…il terzo promotore ed organizzatore dell’associazione per delinquere”.
Nelle 62 pagine del provvedimento, il giudice relatore Pia Verderosa espone i motivi per cui il Tribunale del Riesame ha accolto, seppur parzialmente, gli Appelli dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci. E continua affermando che “i predetti indagati hanno creato un sistema di controllo e gestione dei consensi elettorali, utilizzando come moneta di scambio gli alloggi popolari…”.
Luca Pasqualini, Attilio Monosi e Pasquale Gorgoni
Il collegio (Presidente Silvio Piccinno, relatore Pia Verderosa, a latere Anna Paola Capano) ha rigettato il ricorso della Procura, riguardo la richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti di Luca Pasqualini. Il consigliere dimissionario di Palazzo Carafa, difeso dal legale Giuseppe Corleto, rimane agli arresti domiciliari.
I giudici hanno però accolto l’istanza per un episodio di corruzione “respinto” nell’ordinanza del gip Giovanni Gallo. Si tratta della realizzazione degli stalli di sosta per lo scarico di merci, in prossimità dei supermercati di Laura Panzera (indagata a piede libero), in cambio di voti e dell’assunzione di determinate persone.
I pubblici ministeri hanno invocato il carcere sostenendo, tra le altre cose, che Pasqualini manteneva i contatti con elementi della malavita organizzata (affiliati ai clan Briganti e Nisi). Inoltre, veniva prodotta la lettera manoscritta di un detenuto che chiedeva un intervento di Pasqualini per far ottenere alla moglie, un alloggio popolare più grande.
Il giudice relatore, ritiene che “questa sola circostanza non è sufficiente per far ritenere una contiguità tra Pasqualini e la criminalità organizzata”.
La dr.ssa Verderosa sostiene che “le dimissioni di Monosi e Pasqualini non hanno fatto venir meno l’attualità delle esigenze cautelari“. Il primo “è riuscito ad imporre le proprie decisioni illegittime, tese a favorire persone del suo elettorato, anche a funzionari estranei alla suddetta associazione”. Lo stesso discorso viene fatto per Pasqualini, le cui condotte “prescindono dalla sua qualifica soggettiva rivestita nell’ambito del Comune”.
Il Riesame ha accolto parzialmente anche l’Appello riguardante Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, per il quale la Procura ha ribadito la richiesta dei domiciliari per tre episodi riguardanti i rapporti con i “collettori di voto“, rigettati dal gip. Il reato di abuso d’ufficio, per i giudici del Riesame, va “riassorbito” in corruzione.
Riguardo Pasquale Gorgoni, assistito dall’avvocato Amilcare Tana, la Procura aveva fatto Appello per alcune imputazioni rigettate dal gip Giovanni Gallo.
I giudici del “Tribunale della Libertà” hanno confermato i domiciliari soltanto per un ipotesi di reato di tentato peculato, in merito alla vicenda della casa confiscata alla mafia e poi assegnata ad Antonio Briganti, fratello del boss.
I “collettori di voto”
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura erano finiti i rapporti con i cosiddetti “collettori” di voto. Tra di essi Diego Monaco, (difeso dall’avvocato Umberto Leo), e Monica Durante. Per entrambi è stata disposta la misura dei domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere.
I due, scrive il giudice, “avevano una serie di seguaci e prescindevano completamente dal colore politico del soggetto cui chiedevano illeciti favoritismi”.
Nessun aggravamento della misura per Monia Gaetani (rimane l’obbligo di dimora), assistita dall’avvocato Giuseppe De Luca.
Inoltre, la Procura ha fatto Appello per Rosario D’Elia (invocati i domiciliari) – accusato di aver fatto da tramite nei rapporti di alcuni politici con la famiglia Briganti – e Andrea Santoro (chiesto il carcere), per aver partecipato al pestaggio dell’uomo che aveva denunciato il sistema. Solo per quest’ultimo, il Riesame ha disposto l’aggravamento della misura. Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Presicce e Pantaleo Cannoletta.
