Inchiesta case popolari, la Procura chiede di utilizzare le intercettazioni sul senatore Roberto Marti. Fissata l’udienza

La Procura ha avanzato un’istanza per poter procedere con l’autorizzazione del Senato. Il 25 gennaio prossimo, infatti, si discuterà sull’ammissibilità della richiesta.

La Procura chiede di utilizzare le intercettazioni che vedono coinvolto il senatore Roberto Marti nell’inchiesta “Estia” sulle case popolari. E, intanto, è stata fissata l’udienza camerale dinanzi al giudice fissata per il 25 gennaio prossimo, quando si discuterà sull’ammissibilità dell’istanza e sull’eventuale procedura per l’autorizzazione del Senato, riguardo la suddetta utilizzabilità.

Prenderanno la parola le varie parti, tra cui i pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci che hanno avanzato l’istanza e naturalmente il difensore di Roberto Marti, l’avvocato Giuseppe Corleto. Dopodichè, il gip Giovanni Gallo tirerà le somme e deciderà sull’opportunità di proseguire con l’iter autorizzativo.

Intanto nelle motivazioni del Riesame a carico di Luca Pasqualini, il giudice estensore Pia Verderosa si esprime su alcune questioni tecniche come la presunta inutilizzabilità delle intercettazioni in cui compare il nome del Senatore della Repubblica Roberto Marti affermando che, tale tesi, non può essere sostenuta.

“Nel caso in esame, il collegio condivide le valutazioni del gip, in quanto si verte nell’ambito di intercettazioni così dette casuali o fortuite”, afferma.

Ricordiamo che dopo la chiusura dell’inchiesta che vede indagate 42 persone, la posizione di Roberto Marti risulta “stralciata”, poiché bisogna procedere diversamente.

L’inchiesta

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura era finita la vicenda del pagamento dell’alloggio presso un B&B e poi l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia. Destinatario di questo trattamento di favore, il fratello di un boss.

Secondo l’accusa, Rosario Greco (alias Andrea), dipendente di Alba Service e “collettore di voti” per diverse campagne eletorali, su incarico di Damiano D’Autilia e di un Deputato della Repubblica (riferibile al senatore leghista Roberto Marti) avrebbe gestito, dal punto di vista economico, l’emergenza abitativa di Antonio Briganti (fratello del boss Pasquale) e di sua moglie Luisa Martina, pagando le spese di alloggio presso un B&B alle porte di Lecce.

In seguito, invece, i due avrebbero ottenuto illecitamente una casa, già confiscata alla mafia, destinata alla “graduatoria ordinaria”, grazie all’intervento di Attilio Monosi, Pasquale Gorgoni e Paolo Rollo. L’escamotage utilizzato per dare una parvenza legale all’operazione, sarebbe consistito nell’assegnare l’immobile in comodato d’uso gratutito, apparentemente in favore di una cooperativa sociale.

Questa la ricostruzione della Procura che contesta a tutti i suddetti indagati, i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e tentato peculato. Secondo il gip Gallo, però, tali capi d’accusa sarebbero insussistenti ed il solo Gorgoni risponderebbe di tentato abuso d’ufficio.

Vi è poi un’altra vicenda finita al vaglio della Procura. Gli “amici di Pasqualini” volevano protestare con azioni forti come l’occupazione del Comune, per il ritardo nell’assegnazione degli alloggi di Via Potenza.

In una conversazione tra Attilio Monosi e Roberto Marti (indicato con omissis), il primo riferisce che “Volevano occupare il Comune… ho detto se occupate il Comune… in tre secondi prendo la determina davanti a voi e la strappo”.

In pratica, alcuni cittadini che costituivano il vasto bacino elettorale di Pasqualini ed ai quali erano stati assegnati gli immobili di Via Potenza, si lamentavano del fatto che i lavori non erano stati ultimati e mancavano l’allaccio alla luce ed al gas.



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