La Procura presenta i verbali d’interrogatorio di un competente della famiglia Coluccia, divenuto collaboratore di giustizia, nel corso della prima udienza relativa alla maxi inchiesta antimafia, denominata “Insidia“.
Nella mattinata di oggi, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, il pm Carmen Ruggiero ha depositato i suddetti documenti, relativi a Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha.
Nel corso di due interrogatori, alla presenza dell’avvocato Giancarlo Raco, egli ha ammesso di fare parte del sodalizio.
Nelle nove pagine di verbale, il nuovo collaboratore di giusitizia ricostruisce l’organigramma della frangia della Sacra Corona unita egemone nell’area di Galatina e dintorni.
Gerardo Dino Coluccia ha avviato la sua collaborazione nell’estate scorsa. Una decisione maturata dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione «Insidia».
In particolare, ha ricostruito la storia della famiglia Coluccia, indicando ruoli e mansioni di ciascun esponente. Egli avrebbe custodito somme fino a 100mila euro e si sarebbe occupato del mantenimento delle famiglie dei cugini del padre, Antonio e Michele, che considerava “zii”, ed all’epoca erano detenuti. I rapporti tra lui e i due si sarebbero poi inclinati.
Inoltre, ha dichiarato che dal 2018 fino al momento dell’operazione Insidia, si sarebbero tenuti una volta alla settimana incontri tra i fratelli in casa di Antonio, perché Michele voleva riorganizzare il clan.
Infine, Gerardo Dino Coluccia si è soffermato sulle “attività” della famiglia, non solo legate allo spaccio, ma anche alle estorsioni, all’usura, agli attentati, al settore della fornitura di energia elettrica e del gas, dei videopoker, delle aste giudiziarie.
Nell’inchiesta, viene indicato come referente del clan per il Comune di Cutrofiano e garantiva il controllo su varie attività illecite, seguendo le direttive di Michele Coluccia.
L’udienza che si sta celebrando dinanzi al gup Marcello Rizzo è stata aggiornata al 28 ottobre per alcuni difetti di notifica agli imputati. Intanto, il Comune di Neviano ha chiesto di costituirsi parte civile, attraverso la dott.ssa Manuela Currà (viceprefetto) e del dr Berardino Nuovo (funzionario amministrativo), componenti della Commissione Straordinaria nominata a seguito dello scioglimento del Comune di Neviano. L’incarico è stato affidato all’avvocato Luigi Covella. Si legge nell’atto: “È di tutta evidenza, peraltro, come il reato di scambio elettorale politico-mafioso ascritto all’imputato (l’ex assessore Antonio Megha, n.d.r.) , finalizzato nel caso di specie a deviare (falsandoli) tanto il corretto andamento della consultazione elettorale mediante illeciti accordi con soggetti appartenenti a consorterie criminali di stampo mafioso, quanto – con il suo ingresso in Giunta – l’attività di governo del Comune di Neviano, abbia attentato alla Istituzione e alla collettività che la stessa rappresenta.”. E si legge ancora nel documento: “Di qui l’interesse del Comune istante – soggetto direttamente danneggiato dal reato contestato sotto il profilo del buon andamento dellattività amministrativa….ed anche sotto quello della lesione della sua immagine – a partecipare al presente giudizio, al fine di concorrere allaccertamento della responsabilità di Megha Antonio ed ottenere il risarcimento dei danni subiti, nella misura che sarà quantificata entro i termini di legge.”
Ricordiamo che nelle settimane scorse, La Procura ha chiesto il processo per l’ex sindaco di Neviano ed assessore dimissionario, Antonio Megha ed altri 17 imputati, coinvolti nel blitz del febbraio scorso che portò a 15 arresti. Gli imputati, già nella prossima udienza, potranno avanzare richieste di riti alternativi.
L’avvocato Antonio Megha, ex sindaco di Neviano ed assessore alla cultura dimissionario, attualmente sottoposto all’obbligo di dimora, dopo aver trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari, deve difendersi dall’accusa di voto di scambio politico-mafioso, con l’aggravante del fatto che a seguito dell’accordo Megha veniva eletto nella consultazione elettorale comunale e nominato componente con delega alla cultura, all’istruzione e contenziosi legali.
della Giunta guidata dal sindaco Fiorella Mastria ( succeduta alla madre Silvana Cafaro).
Secondo l’accusa, in cambio della promessa di Michele Coluccia formulata per il tramite di Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nella elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese adempiendo a qualsiasi incombenza e nell’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda che operava nel settore della raccolta dei rifiuti urbani. Antonio Megha è assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto.
Come detto, rischiano il processo altre 16 persone. Si tratta di: Emanuele Apollonio, 25 anni di Aradeo; Michele Coluccia, 63 anni, di Noha (frazione di Galatina); Antonio Coluccia, 65 anni, di Noha; Pasquale Anthoni Coluccia, 30 anni, di Galatina; Silvio Coluccia, 52 anni, di Aradeo; Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha; Antonio Bianco, 49 anni, di Aradeo; Marco Calò, 47 anni, di Aradeo; Vitangelo Campeggio, 49 anni, di Lecce; Luigi Di Gesù, 52 anni, di Cutrofiano; Alì Farhangi, 61 anni, di Surbo; Nicola Giangreco, 54 anni, di Aradeo; Stefano Marra, 28enne di Aradeo; Renato Puce, 45 anni, di Corigliano d’Otranto; Gabriele Serra, 25 anni di Aradeo; Cosimo Tarantini, 56 anni, di Neviano; Sergio Taurino, 56 anni, di Lecce.
Il collegio difensivo
Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Vergine, Giancarlo Dei Lazzaretti, Andrea Starace, Luigi Greco, Michele Gorgoni, Ladislao Massari, Luigi Piccinni, Pantaleo Cannoletta, Rita Ciccarese, Alexia Pinto, Raffaele Benfatto, Antonio Savoia, Fabio Mariano, Selene Mariano, Angelo Vetrugno, Davide Polimeno, Giovanni Apollonio, Valerio Vianello Accorretti.
Gli imputati rispondono a vario titolo delle accuse di: associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine si è sviluppata nei territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto ed è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.
Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso l’attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio dello spaccio di droga, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica.