“Aveva sequestrato mio fratello”: l’interrogatorio dell’omicida reo confesso di Maglie

Il 25enne magliese Simone Paiano è in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dopo l’interrogatorio è stato portato in carcere.

Confessa l’omicidio, ma si difende sostenendo di essere stato aggredito con un coltello.

Simone Paiano, 25enne magliese, assistito dall’avvocato Dimitry Conte, è stato interrogato per circa tre ore, nel pomeriggio odierno.

Presso la caserma dei carabinieri di Maglie, l’omicida reo confesso di Mattia Capocelli, 28enne del posto, è stato sentito dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Direzione Distrettuale Antimafia e dal sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini.

Paiano, che nella tarda mattinata si era costituito accompagnato dal proprio legale, ha ribadito nel corso dell’interrogatorio, di essere stato vittima di un agguato e che non voleva uccidere Capocelli. In particolare, ha riferito che è stato chiamato nella notte da quest’ultimo e da altri soggetti ( di cui dice di non ricordare i nomi).

Il fratello era stato sequestrato ed implorava aiuto al telefono. Capocelli gli avrebbe intimato di recarsi subito al fast food e allora Simone Paiano si sarebbe portato dietro una pistola. Arrivato lì, è stato colpito con due fendenti di machete alle spalle, da un soggetto.

Suo fratello, che era stato immobilizzato, ha cercato di bloccare Capocelli che voleva nuovamente colpire Simone Paiano con il machete, nonostante quest’ultimo gli diceva di allontanarsi e di fermarsi.

A quel punto, è scappato il colpo di pistola, ma Paiano credeva di averlo colpito al braccio e non alla gola, anche perché Capocelli era rimasto in piedi, quando lui è scappato via.

Il  25enne magliese è in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dopo l’interrogatorio è stato portato in carcere.

Nelle prossime ore, si terrà l’udienza di convalida dinanzi al gup.

La ricostruzione dell’omicidio

Mattia Capocelli ha perso la vita nell’agguato di questa notte a Maglie, intorno all’1:30, ucciso con un colpo di pistola, nei pressi di un camioncino fast food, situato in via Don Luigi Sturzo. Durante una lite con il suo concittadino Simone Paiano, il giovane è stato colpito al collo dalla pallottola esplosa con una pistola semiautomatica calibro 6,35 (detenuta illegalmente).

Immediatamente Capocelli è stato trasportato all’ospedale di Scorrano dai suoi amici, dov’è spirato poco dopo. In fuga su una moto Ducati, l’assassino ha inizialmente fatto perdere le proprie traccie.

I carabinieri hanno intanto acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza ed ascoltato alcuni testimoni. Paiano, come detto, si è “consegnato” in mattinata.

La salma di Mattia Capocelli, invece, è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dopo l’ispezione cadaverica del medico legale.

Il killer e la vittima

Sia la vittima che il suo carnefice non hanno la fedina penale pulita.
Simone Paiano, nel maggio del 2016 fu arrestato in flagranza di reato per possesso di droga, nell’ambito di una più vasta operazione sulla rotta Lecce-Brindisi.

Invece, nel maggio del 2018, per il magliese, sottoposto in quel periodo alla affidamento in prova ai servizi sociali, si sono riaperte le porte del carcere.

Il provvedimento di aggravamento scaturì dalla segnalazione all’autorità giudiziaria, dell’inosservanza di alcuni obblighi. Paiano era però uscito dal carcere pochi giorni fa.

Invece Mattia Capocelli, pur molto giovane, già nel 2013, venne arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Il ragazzo, fermato per un normale controllo stradale, aveva colpito ad una spalla un carabiniere. Nel corso della successiva perquisizione domiciliare, i militari scoprirono anche 4 grammi di marijuana.

Nel febbraio del 2013, venne indagato nell’Operazione “Sacro Cuore”. Fu scoperto infatti un bazar della droga, allestito nell’hinterland di Maglie, che riforniva un bacino di clienti “eccellenti”, composto da commercianti e medici.

Mattia Capoccelli era assistito dall’avvocato Arcangelo Corvaglia.



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