Francesco Mazzoccu, 35enne ed Enrico, che di anni ne aveva appena tre. Padre e figlio morti abbracciati nel disperato tentativo di salvarsi la vita in una strada «maledetta» della borgata Raicca. La forza distruttrice dell’acqua è stata più forte. L’uomo, un operaio di Olbia, era andato a prendere il bambino all’asilo in macchina perché «lo voleva portare al sicuro» e lo ha difeso, stretto nel suo giubbotto, fino alla fine. Ha resistito per quasi un’ora sopra un muro di recinzione di un terreno dove aveva trovato riparo. Poi il crollo. Francesco è stato recuperato in tarda serata bloccato da un palo della corrente elettrica. Enrico, invece, è stato ritrovato solo stamattina, cinquanta metri ancora più a valle, all’interno di quello che era un aranceto.
Patrizia Corona, di 42 anni, e la figlia Morgana Giaconi di 2 si trovavano a bordo di una Smart quando l’auto è stata travolta dal fango in località Bandinu, in via Cina. Il marito della donna, un poliziotto, che si trovava con loro, è riuscito a salvarsi. Non si sa esattamente cosa sia successo ma cambia poco. Stavano tornando a casa. Poi il silenzio.
Una famiglia brasiliana, Isael Passoni e la moglie Cleide, entrambi di 42 anni, e i due figli, Weriston di 20 e Laine Kellen di 16 sono rimasti intrappolati nel seminterrato nel quale abitavano e da cui potevano controllare quella villetta di cui erano custodi. Sono morti annegati, sommersi da tre metri d’acqua.
Un poliziotto di 44 anni, Luca Tanzi, assistente capo della Squadra mobile di Nuoro, ha perso la vita sulla strada Oliena-Dorgali. È finito fuori strada con l'auto di servizio mentre scortava un'ambulanza. Gli altri tre agenti a bordo sono gravi.
Bruno Fiore (68 anni), sua moglie Sebastiana Brunore (61 anni) e la consuocera Maria Coriga (54 anni) stavano percorrendo la strada provinciale 38 tra Tempio Pausania e Olbia, una serpentina tra i ginepri e i muretti a secco, quando un terrapieno è crollato travolgendo la loro vettura, inghiottita da quel sottosuolo in cui nonni, padri e zii avevano scavato per vivere.
Ed ancora Anna Ragnedda, trovata dentro il letto, da sola. Maria Massa quando si è accorta che la pioggia stava invadendo la sua casa, è scesa nel seminterrato per valutare l’entità dei danni. È stato il suo errore: è scivolata ed ha battuto la testa, senza riuscire a riprendere i sensi. È morta annegata. Vannina Figus: pochi gradini e si sarebbe messa in salvo. Piero, il marito, ce l’ha fatta, lei no: è stata travolta e inghiottita dall’acqua e dal fango, nello scantinato allagato di casa, a Uras. Maria Frigiolini è rimasta intrappolata nella sua casa di Torpè: era invalida. Anziane, impotenti.
Giovanni Farrè, trascinato via dalla corrente mentre stava custodendo del bestiame. Il suo corpo non è stato ancora ritrovato.
Il triste primato, invece, tocca a Vannina Fidus, 64 anni. È lei la vittima numero uno di Cleopatra, sorpresa dal ciclone nello scantinato della casa di Uras in cui incautamente aveva cercato riparo con il marito, grave ma vivo.
La lista delle vittime, sedici quelle accertate, racconta la storia di chi ha perso la vita a causa del maltempo. Una «Bomba d'acqua» l'hanno definita gli esperti. Una «strage» titolano i giornali. Due facce dello stesso «ciclone» che ha messo in ginocchio la bella Sardegna. Lacrime, strade cancellate di colpo, ponti spazzati via, campi allagati, abitazioni sott'acqua, sgomento e polemiche. Questo è il day after, il risveglio doloroso dell’isola delle spiagge bianche e del mare azzurro smeraldo. Come può una catastrofe naturale trasformarsi in una conta delle vittime? Si sarebbe potuto evitare tutto questo? Si può morire per il maltempo? Domande già sentite che tornano prepotentemente di attualità.
Puntuali anche stavolta, infatti, sono arrivate le polemiche, gli scambi di accusa. E se il premier Enrico Letta ha rassicurato che «lo Stato c’è e fa il massimo», con 20 milioni di euro stanziati per fronteggiare l’emergenza, non sono destinate a fermarsi le diatribe sui soccorsi. A chi sosteneva che non fosse stato diramato nessun avviso, il Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli ha risposto che non c’è stato nessun ritardo e il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando ha sottolineato che l’allarme era stato lanciato 12 ore prima.
Nella tragedia, senza precedenti, se c’è una cosa che non è mancata, fortunatamente, è la solidarietà. La solidarietà dell’Italia è venuta fuori come accaduto per il terremoto dell'Aquila, l'alluvione in Veneto del novembre 2010 e quella, esattamente un anno dopo – sempre a novembre, il mese delle piogge, il mese maledetto – in Liguria, il terremoto in Emilia. L’hastag #forzaSardegna ha invaso i social network.
Un abbraccio virtuale per ricordare che il popolo sardo non è solo!