Non avrebbe preso adeguati provvedimenti verso una maestra che utilizzava metodi tutt'altro che educativi? La questione è stata al centro dell'udienza odierna innanzi al gup Antonia Martalò.
Il 62enne E.L., dirigente scolastico di una scuola materna di Cannole, risponde del reato di "omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale all'Autorità giudiziaria". Il processo si sta celebrando con rito abbreviato "condizionato" all'ascolto della rappresentante d'istituto. La donna, oggi, ha raccontato che insieme ad alcuni genitori si sarebbe recata dal Preside per riferire di alcuni episodi di presunti maltrattamenti, che gli stessi bambini avevano riferito ad essi. Gli incontri si sarebbero tenuti i giorni 16 e 24 ottobre del 2013.
Inoltre, la rappresentante d'istituto ha riferito che nella seconda visita, essi avrebbero consegnata "a mano" al dirigente scolastico, una lettera indirizzata sia a lui che al Provveditorato. Il Preside avrebbe però invitato i presenti a soprassedere prima di spedirla, rassicurandoli sul fatto che egli avrebbe fatto degli accertamenti per valutare la veridicità dei fatti. Di fronte alla richiesta di segnalare alcuni comportamenti " irrituali" della maestra all'autorità giudiziaria, avrebbe però risposto che temeva di turbare la serenità dei bambini e di non volere sporgere denuncia .
E.L., difeso dall'avvocato Marco Pezzuto, è stato sentito oggi come teste ed ha specificato di aver comunque eseguito una serie di verifiche. Anzitutto, visto che l'insegnante era accusata di avere chiuso alcuni bambini all'interno di armadietto con finalità punitive, egli avrebbe verificato se effettivamente potessero entrarci dentro; sarebbe emerso come ciò non fosse possibile. Inoltre, il Preside avrebbe disposto degli accertamenti sanitari, in accordo con l'ispettorato, per capire quali fossero le condizioni fisiche della maestra, affetta da un grave problema visivo e la sua effettiva capacità di insegnare. Il Dirigente Scolastico ha anche riferito di avere parlato con la maestra. L’insegnante gli avrebbe detto di essere vittima di una persecuzione e avvertì anche un malore, tanto che E.L. le avrebbe consigliato l'allontanamento da scuola per un certo periodo.
Il Preside avrebbe anche parlato con gli altri insegnanti che gli avrebbero riferito di non avere pregiudizi sulla maestra, poiché era una persona mite. L'udienza proseguirà il 21 giugno, giorno in cui è prevista la discussione e poi la sentenza.
Invece, in data 24 giugno, innanzi al giudice monocratico Bianca Todaro della prima sezione penale, inizierà il processo a carico di A.P. S., 58enne originaria di Martano, difesa dall'avvocato Carlo Caracuta.. L'insegnante è accusata del reato continuato di "abuso dei mezzi di correzione" e "maltrattamenti verso fanciulli". Nella scorsa udienza c'è stata la costituzione di parte civile dei genitori di 8 bambini presunte vittime di violenze (altri 3 sono comunque parti offese). Essi sono difesi dagli avvocati Marco Castelluzzo, Luigi Corvaglia, Fabrizio Cananiello, Antonio Costantini, e Anna Elisa Frisulli.
Secondo il Pubblico Ministero Roberta Licci, titolare dell'inchiesta, A.P.S. avrebbe tenuto, in un arco di tempo compreso tra settembre ed ottobre del 2013, una serie di comportamenti quanto meno irrituali per il ruolo ricoperto. Ad esempio, la maestra avrebbe rinchiuso alcuni alunni con finalità punitive, in un armadio collocato all'interno dell'aula oppure strattonato altri suoi piccoli allievi, per costringerli a stare seduti o a camminare (a seconda dei casi). In un occasione poi, avrebbe anche fatto "accomodare" un suo alunno, su di una sedia sopra la quale aveva posto delle puntine. Alcuni genitori presentarono un esposto presso la locale caserma dei Carabinieri. Le indagini hanno preso avvio dall'incidente probatorio disposto dal Gip Simona Panzera, alla presenza di due neuro-psichiatre infantili.
