Maxi processo su intreccio Mafia-Politica nel comune di Parabita: 19 condanne e 2 assoluzioni

Il gup al termine del maxi-processo celebratosi nell’Aula Bunker di Borgo San Nicola ha inflitto circa 180 anni di carcere, per la maggior parte degli imputati. In una precedente udienza, il procuratore capo della Dda ha ricostruito le fasi dell’inchiesta.

Si conclude con la condanna a circa 180 anni di carcere, il maxi processo sul presunto intreccio Mafia-Politica nel comune di Parabita.  Il gup Michele Toriello al termine del rito abbreviato, celebratosi nell'Aula Bunker di Borgo San Nicola, ha emesso una sentenza di colpevolezza nei confronti di 19 imputati, disponendo anche due assoluzioni. Dunque, il processo si è concluso con un complessivo, seppur leggero, livellamento verso il basso delle pene inflitte.
  
Nello specifico, condanna a 20 anni per Marco Antonio Giannelli, figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa (confermata la richiesta del pubblico ministero); 8 anni per Pasquale Aluisi, 53 anni di Parabita (7 anni); 7 anni a Fernando Cataldi, 25enne di Collepasso, (1 anno); 10 anni e 20mila euro di multa per Cristiano Cera, 24enne di Ugento (12 anni); 14 anni  per Vincenzo Costa, 52 anni di Matino (16 anni e 8 mesi); 8 anni e 4 mesi per Leonardo Donadei, 50enne, di Parabita (12 anni); 8 anni per Claudio Donadei, 43 anni , di Parabita (7 anni);  6 anni ad Antonio Fattizzo, 38enne (10 anni); 6 anni e 4 mesi per Antonio Luigi Fattizzo, 20enne(10 anni), entrambi di Parabita; 1 anno e 4 mila euro di multa per Adriano Giannelli, 40 anni, di Parabita (10 anni); 1 anno e 4 mesi a Lorenzo Mazzotta, 45enne, di Collepasso, pena sospesa, non menzione della condanna e riconoscimento delle attenuanti generiche  (4 anni e 8 mesi); 16 anni per Besar Kurtalija, 29enne(14 anni); 14 anni per Orazio Mercuri, 46enne ( confermata la richiesta); 8 anni per Donato Mercuri, 52enne(12 anni); 12 anni per Fernando Mercuri, 53enne (sempre 12 anni), entrambi di Parabita; 8 anni per Cosimo Paglialonga, 61enne di Collepasso (8 anni); 12 anni a Giovanni Picciolo, 34enne di Parabita (12 anni); 11 anni e 8 mesi e 30mila euro di multa per Matteo Toma, 37enne di Parabita (10 anni); 12 anni e 2 mesi per Mauro Ungaro, 33enne, di Taurisano (12 anni).
 
Assolti, invece, Marco Seclì, 31 anni di Parabita  (chiesti 6 anni), assistito dall'avvocato Luca Laterza, "per non aver commesso il fatto" e Alessandro Prete, 35 anni di Parabita (chiesti 4 mesi ed 800 euro di multa), "perché il fatto non sussiste", difeso dall'avvocato Mario Coppola.
  
In una precedente udienza, il procuratore capo della Dda Antonio De Donno ha ricostruito le fasi dell'inchiesta denominata "Coltura", invocando oltre 200 anni di carcere. La delicata operazione investigativa condotta dai Ros, avviata nel 2013 grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, ha permesso di ricostruire il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli, dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, figlio del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991.
  
Inoltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Stessa “sorte” sarebbe toccata ad un maresciallo dei Carabinieri, reo di aver importunato con un "controllo" una ragazza del posto, probabilmente un'amica di Giannelli. 
  
Gli imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Gabriele Valentini, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Biagio Palamà, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Seclì, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano.
  
Invece, il Comune di Parabita si è costituito parte civile con l'avvocato Ester Nemola
  
Ricordiamo poi che Giuseppe Provenzano, ex vice sindaco di Parabita, si è  presentato il 19 settembre innanzi ai giudici della prima sezione collegiale per l'inizio del processo. Il 54enne politico salentino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Provenzano si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nell’impresa di raccolta di rifiuti che opera in quel Comune.
  
Non soltanto, avrebbe effettuato versamenti periodici al gruppo malavitoso, in cambio del sostegno alle elezioni amministrative del maggio 2015. Dopo quasi sette mesi trascorsi ai domiciliari, nel luglio scorso, l'ex vice sindaco di Parabita è stato scarcerato. Il gip ha disposto soltanto l'obbligo giornaliero di firma innanzi alla Polizia Giudiziaria. Accolta, dunque, la richiesta del suo difensore, l'avvocato Luigi Corvaglia.
  
In quella stessa data, si è presentato innanzi ai giudici, un altro imputato: Federico Fracasso, 30 anni di  Parabita, assistito dall'avvocato Pietro Ripa. Invece, Saimir Sejdini attraverso il proprio difensore, l'avvocato Stefano Stefanelli, ha già patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni per un solo episodio di spaccio di sostanze stupefacenti.



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