Nuove minacce di morte nei confronti della giudice leccese Maria Francesca Mariano.
Nellanotte tra giovedì e venerdì, una testa di capretto insanguinata, infilzata con un coltello da macellaio, posizionata su un pezzo di cartone su cui era scritto a penna “Così”, è stata lasciata nei pressi dell’ingresso della porta di casa della magistrata che è sotto scorta da alcuni mesi dopo aver ricevuto alcune lettere minatorie. Ed è stata lei stessa a fare il macabro ritrovamento, dopo la mezzanotte, sulle scale, fuori dalla porta di casa. La giudice ha poi avvisato le forze dell’ordine che sono giunte prontamente sul posto e che analizzeranno le eventuali immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.
Sull’ accaduto indagano la Squadra Mobile di Lecce la Digos. Intanto, dopo il vertice in Prefettura del Comitato per l’ordine e la sicurezza, convocato d’urgenza, per stabilire come rafforzare le misure di protezione.
Le intimidazioni che la giudice riceve ormai da svariati mesi, sarebbero legate alle indagini che hanno portato all’operazione antimafia con cui lo scorso 17 luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna del brindisino ritenuto organico alla Scu. Insieme alla giudice Mariano è finita sotto scorta per le minacce ricevute anche la titolare dell’inchiesta, la pm Carmen Ruggiero.
E nelle scorse ore, i vertici del gruppo brindisino, attraverso i propri legali, hanno preso le distanze da quanto accaduto, sostenendo di non avere nulla a che fare con le intimidazioni verso le due magistrate.
Va detto che nel novembre scorso la giudice Mariano, attualmente in servizio all’ufficio gip del tribunale di Lecce, dopo aver fatto parte della Corte d’Assise di Lecce, ha ricevuto una nuova missiva, con minacce di morte, questa volta firmate con il sangue, dopo quella della scorsa estate.
La lettera è stata portata in mano proprio nel suo ufficio. Non solo, poiché nella missiva, vi sarebbero generici riferimenti ai riti satanici ed alle tipologie di armi. E poi, il mittente, che sembrerebbe essere lo stesso delle precedenti minacce, farebbe riferimento anche alle modalità con cui intenderebbe agire.
Come detto, da diversi mesi, anche la pm Carmen Ruggiero è stata destinataria di lettere minatorie.
La pm salentina avrebbe ricevuto minacce di morte, in una prima lettera intercettata nel carcere di Lecce. Non solo, poiché sarebbe stata minacciata, anche durante un interrogatorio. Un indagato, dopo essere andato in bagno, avrebbe tirato dalla tasca un taglierino per poi puntarlo contro la pm.
Entrambe le magistrate si trovano sotto scorta dalla scorsa estate. Le prime lettere di minacce verso entrambe, erano state individuate nel carcere di Borgo San Nicola e bloccate dai poliziotti della penitenziaria.
Le indagini sono in corso, e sono coordinate per competenza funzionale, dai magistrati della Procura di Potenza. Un fascicolo d’inchiesta è già stato aperto con le ipotesi di reato di minacce aggravate.
Intanto, proseguono gli attestati di solidarietà, da parte del mondo della magistratura e dell’avvocatura, in favore delle due magistrate, da diversi anni in prima linea nella lotta contro la mafia.