Fiumi di droga tra Italia e Albania, 27 arresti nell’operazione “Fiori di Primavera”. I nomi

Le indagini hanno visto una forte collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi. Sgominati quattro gruppi criminali.

Un’operazione resa possibile grazie all’istituzione di una cosiddetta Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) tra Magistratura e Finanzieri leccesi, con magistrati e le forze di polizia albanesi che ha consentito agli investigatori di svolgere le indagini nella Terra delle Aquile scoprendo i luoghi di produzione, preparazione, stoccaggio e spedizione della droga in Italia e in altri Paesi europei e identificando i componenti delle organizzazioni criminali albanesi responsabili.

Si chiama “Fiori di Primavera” l’operazione che, alle prime luci dell’alba della mattinata di oggi, ha permesso di sgominare quattro distinti gruppi criminali italo-albanesi responsabili di traffico internazionale di stupefacenti, detenzione e introduzione nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra e portare all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia  di Lecce ed emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo salentino a carico di 27 persone (di cui 21 albanesi e 6 italiane).

I nomi degli arrestati

A finire agli arresti in carcere Altin Advuramani, nato a Valona, classe ‘73, residente a Castro; Arben Pazi (alias Beni), nato in Albania, classe ’77; Arbnor Hoxhaj (alias Arsi o il biondo), nato a Valona, classe ’85; Artur Malo (alias Mucaj Artur), nato in Albania, classe ’84; Bernard Tahiraj (alias Ben, in precedenza Benard Shametaj di nome), nato in Albania, classe ’84; Bilbib Kabello (alias Bibla), albanese classe ’85; Denis Pashaj, nato a Shijak Durre in Albania, classe ’86; Dino Abazi (alias Loku), nato a Maqellare Diber in Albania, classe ‘82¸Dorian Alikaj (alias il contadino, nonché Dori), nato in Albania, classe ’85; Dorjan Pashaj, nato in Albania, classe ’85; Eduart Sallaku, nato a Tirana, classe ’69; Elvin Xamo (alias Gozhda), albanese classe ’79; Erjon Xhelili, nato a Valona, classe ’83; Fatmir Xhelili (alias Miri), albanese classe ’81; Klaudio Fani (alias Klodì), nato a Fier in Albania, classe ’85; Kristian Nuredinaj (alias Cidhe), nato in Albania, classe ’83; Kujtim Elmazi (alias Khek), nato a Valona, classe ’81; Luka Beqiraj (già Kriols), nato a Valona, classe ’87; Nertil Gerra, nato a Valona, classe ’88; Rauk Zenunaj (alias Babo nonché Babush), nato a Valona, classe ’79; Ajet Cepaj, albanese, classe ’69 e Giancarlo De Simone, nato a Mesagne, ma residente a Oria, classe ’67.

Sono stati arrestati ma in regime di domiciliari, invece, Donato Carlucci, nato e residente a Brindisi, classe ’84; Gianfranco Contestabile, nato e residente a Brindisi, classe ’68; Salvatore Santoro, nato e residente a Brindisi, classe ’68; Giuseppe Vantaggiato, nato e residente a brindisi, classe ’78 e Francesco Tarantini nato e residente a Brindisi, classe ’57.

Il modus operandi

Le indagini, durate quasi due anni, hanno permesso di identificare e catturare i capisaldi dei gruppi criminali, quasi tutti albanesi, che commissionavano, rivolgendosi ai propri connazionali, strutturali al sodalizio, ingenti quantitativi di droga da smerciare in tutta Italia ed in altri Paesi europei.

Nel “Paese delle Aquile” venivano reclutati gli scafisti con il compito di trasportare, con potenti gommoni oceanici, tonnellate di marijuana, oltre che cocaina ed eroina dalle coste albanesi a quelle salentine.

La fase logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la commercializzazione delle partite di droga, veniva affidata a complici italiani in posizione “subordinata” rispetto agli albanesi, a testimonianza di quanto le organizzazioni criminali albanesi siano riuscite ad insinuarsi con prepotenza nel tessuto criminale locale e nazionale.

Lo dimostra il fatto che, ripetutamente, gruppi criminali di spessore anche mafioso presenti in Sicilia e in altre città italiane, si siano rivolti agli albanesi catturati dalle Fiamme Gialle per approvvigionare i rispettivi mercati di ingenti quantitativi di stupefacente pagato in anticipo e in contanti come dimostrano i numerosi sequestri di banconote, generando un vorticoso flusso di denaro verso il Salento e l’Albania sulle cui tracce si sono posti gli inquirenti del Nucleo di Polizia Economico finanziaria della Guardia di Finanza.

Dalle indagini è emerso un inquietante spaccato della criminalità albanese in grado di garantire ingenti forniture di droga da destinare al mercato europeo (specialmente Germania e Svizzera), di cui, il Salento, rappresenta uno snodo cruciale, complice anche la favorevole posizione geografica di vera e propria “Porta d’Oriente”.

I militari del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle di Lecce in moltissimi casi, anche con la collaborazione dei mezzi aerei e delle motovedette del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, sono stati in grado di “intercettare” le spedizioni in mare e di intervenire sui cosiddetti “punti di sbarco” lungo il litorale pugliese, compiendo ben 26 distinti interventi operativi nel corso delle indagini ed arrestando in flagranza 31 persone responsabili, insieme ad altre 90 denunciate a piede libero, dell’importazione ripetuta in Italia di 8 tonnellate e mezzo di marijuana  e quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina oltre che di armi e munizioni.

La collaborazione con le autorità albanesi

Efficace e determinante è stata poi la collaborazione internazionale che ha visto coinvolti il Ministero della Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP – Ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di finanza, sono riusciti – in sinergia con la polizia nazionale albanese – a rintracciare all’alba di oggi i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere rifugiatisi nel frattempo in Albania.