![](https://www.leccenews24.it/wp-content/uploads/2021/09/ospedale-653x367.jpg)
È terminata l’autopsia per far luce sull’omicidio del 43enne barese, Giuseppe De Giosa, presunto corriere della droga, freddato a colpi di pistola alla periferia di Lecce. Il medico legale Alberto Tortorella ha eseguito in giornata l’esame autoptico, disposto dal pm Giovanna Cannarile della Direzione Distrettuale Antimafia.
In base a quanto emergerebbe dall’esame autoptico, l’uomo sarebbe stato attinto da due proiettili sparati a distanza ravvicinata, uno al fianco e l’altro al collo, nonostante il tentativo, probabile, di fuggire ai suoi killer. E si farebbe sempre più strada l’ipotesi investigativa, in base alla quale, ci sia stato un incontro con almeno due soggetti armati, poi degenerato anche per la reazione della vittima e sfociato nel sangue. I risultati completi dell’autopsia si conosceranno nei prossimi mesi e serviranno a ricostruire, con maggiore dovizia di particolari, la dinamica dell’omicidio.
Le indagini
Intanto proseguono le indagini, condotte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce, per identificare i killer (erano probabilmente in due sulla scena del crimine) di De Giosa. In queste ore, sono state ascoltate diverse persone e sono stati eseguiti numerosi controlli, alla ricerca di elementi utili alle investigazioni. Inoltre, si attendono, in base a quanto trapelato in queste ore, i risultati dello stub, alla ricerca di tracce di polvere da sparo, su un giovane sospettato. E poi verranno analizzati i due telefoni cellulari della vittima. Inoltre, ci sarebbero le immagini di una telecamera di videosorveglianza che potrebbero fornire ulteriori elementi investigativi.
Sarebbero stati cinque i colpi esplosi da almeno due sicari, uno dei quali impugnava un kalashnikov, dal quale sarebbero partiti due proiettili, poi andati a vuoto.
Intanto, in questa prima fase d’indagine, non si esclude alcuna ipotesi, anche se sembra farsi largo la pista investigativa della rapina finita male, durante un incontro concordato per trattare la cessione di droga. Quindi, l’omicidio di De Giosa sembrerebbe non essere premeditato.
La circostanza che induce a pensare ciò – secondo gli investigatori – è il fatto che i killer sono fuggiti lasciando sul luogo del delitto il borsone della vittima, con all’interno circa sette chili di hashish. Inoltre, nell’abitacolo della Panda del 43enne, sono rimasti i soldi che De Giosa aveva con sé.