Ora tutti sanno cosa succedeva a Manduria. A raccontarlo sono state le urla strazianti di Antonio Stano, il pensionato 66enne finito nel mirino di una banda di bulli. Chiedeva aiuto, gridava “Polizia”, “Carabinieri” mentre subiva le angherie della gang criminale per cercare di difendersi, implorava di essere lasciato in pace. Ora tutti conoscono le torture della «Comitiva degli orfanelli», purtroppo solo a tragedia avvenuta. Quell’uomo buono, con qualche problema di salute, non c’è più. È morto dopo 18 giorni di agonia. Restano l’amarezza, la rabbia e la speranza che si ora la giustizia a ridare dignità allu pacciu, il “matto” del paese, che viveva da solo in quella casa dove non si sentiva più al sicuro. Vittima due volte, del branco e dell’indifferenza.
In otto sono finiti in carcere (due maggiorenni e sei minorenni) con accuse pesantissime tortura, aggravata dalla crudeltà, sequestro di persona, danneggiamento e violazione di domicilio. Incastrati dai filmati che loro stessi avevano girato per divertimento. Una misura ‘adeguata’ come scrive il Gip alla gravità dei fatti. Non casi isolati, ma gesti violenti, soprusi, sopraffazioni. Lo hanno tormentato fino a indurlo a chiudersi in casa, non mangiare e non dormire più.
«Le indagini non finiscono qui. Siamo soltanto al primo passo» ha dichiarato il procuratore Capristo, ma in vista del processo c’è chi ha già deciso che si costituirà parte civile. È l’associazione «Pronto Soccorso dei Poveri» che avanzerà richiesta tramite l’avvocato Paolo Maci.
La strada è ancora lunga, ma il Presidente Tommaso Prima ha le idee chiare: «Se la nostra richiesta sarà accolta e otterremo l’eventuale risarcimento – ha dichiarato – devolveremo tutto in beneficenza, alle persone in difficoltà che si trovano nella stessa situazione di Stano. E sono tante, anche a Lecce»
