Forniva l’esplosivo e insegnava al clan come fabbricare le ‘bombe’ e aumentarne la potenza. Il ruolo di ‘Duccio’ Mega

Donato Mega non solo ha messo a disposizione del clan gli esplosivi, ma anche il suo patrimonio conoscitivo che, come scrive il gip, condivideva con allarmante tranquillità con Francesco Amato, al quale insegnava come fabbricare gli esplosivi ottenendo il massimo risultato possibile.

Lo spaccio di sostanze stupefacenti era il core business dell’associazione criminale smantellata, questa mattina, ma la droga non era l’unica attività dei «ragazzi di padreterno» che, per raggiungere i loro obiettivi. non hanno esitato a fare uso di armi (coltelli, fucili a canne mozze, pistole che usavano con disinvoltura contro chi osava minacciare il loro dominio) e anche ordigni artigianali fabbricati anche grazie a Donato Mega, finito anche lui al centro dell’operazione «Tornado» con l’accusa di concorso esterno nell’associazione mafiosa capeggiata dal boss Giuseppe Amato.

Duccio, come si legge nell’ordinanza del gip Tosi, non solo ha messo a disposizione del clan il materiale esplodente da utilizzare per le ritorsioni, gli atti intimidatori e i danneggiamenti, ma anche il suo know-how, insegnando soprartutto al suo ‘figlioccio’ come fabbricare le bombe artigianali. Le sue erano vere e proprie istruzioni tecniche che il gruppo doveva seguire alla lettera.  Non solo, avrebbe dato una mano anche quando il gruppo doveva rifornirsi di armi, sfruttando le sue conoscente nell’hinterland leccese per reperirle.

Lo dimostrerebbe un’intercettazione tra Francesco Amato e Salvatore Maraschio. «Dopo che hai fatto vai a casa di Duccio e gli dici voglio “i fuochi” hai capito?…..E che mi trova un “ferro” urgente …che ci hanno sequestrato tutto, hai capito? Uno…due tre gli porti 5.000 euro contanti fin dove possiamo arrivare chiedigli? Capito? Che lui sa!».

“Duccio” –  legato alla famiglia Amato tanto da essere scelto come padrino alla cresima di Francesco –  in più occasioni avrebbe fornito l’esplosivo al clan, indicando anche le modalità di confezionamento e il mix giusto degli elementi chimici, necessari per una maggiore deflagrazione.

Gli ordigni servivano anche a ‘risolvere’ i contrasti o recuperare dei soldi, ma è difficile sapere quando sono andati in scena gli attentati dinamitardi, visto che le eventuali vittime non hanno mai presentato denuncia.

In una conversazione del 18 giugno 2018, registrata all’interno di una Fiat Punto, Francesco Amato avrebbe incaricato Matteo Presicce un attentato contro un’autovettura: “Aho…Matteo domani sera bisogna farlo…”, fornendo particolari in merito alla tipologia di ordigno da utilizzare nonché alle accortezze da porre in essere: “Ti ho detto come fare…con la damigiana…come mettere una corda sul collo…te la preparo io te basta che l’accendi hai capito?…tu basta che non fai passare l’aria dalla damigiana alla miccia con il nastro isolante, lo giri tutto bene in modo che non passi l’aria, una volta che accendi e scoppia il cobra (grosso petardo) la scintilla in aria di benzina fa…hai capito?…non fa rumore lo stesso rumore di un cobra…hai capito?…dà la vampata…(incomprensibile)…altrimenti se sai preciso dove mette la macchina riempiamo due…tre sacchi di immondizia con plastiche…carte di come si chiama…le carte di bottiglie di quelle cose…oppure bottiglie di plastica…cose… però basta che siano vuote le infili e dai fuoco alla spazzatura sotto la macchina, quella brucia e poi quando vanno dicono che è stato un corto circuito, perché una volta che la plastica si brucia e si bruciano anche i fili della macchina, non la riconoscono la plastica normale con quella…hai capito? e dicono che è stato un corto circuito della macchina, hai capito? Vedi come meglio ti sai regolare». 

Altre intercettazioni inquietanti dimostrerebbero la volontà del gruppo di utilizzare ordigni anche per ostentare la propria presenza sul territorio come dimostrerebbe una conversazione del 31 dicembre 2017, poco prima dei festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno, quando si parla di una “botta” (un manufatto esplosivo), appena confezionata senza l’uso del giornale “Non ho messo nemmeno il giornale dentro”.

Circostanza questa di particolare rilievo investigativo in quanto il materiale cartaceo è stato rinvenuto quale residuo incombusto in tutti gli attentati dinamitardi verificatisi nei comuni di Scorrano e Maglie.



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