Pestaggio con metodo mafioso verso un componente dell’associazione? Torna in libertà uno degli arrestati

Il Riesame ha accolto il ricorso della difesa per Katriel Scarcella. Il padre Michele ha invece ottenuto i domiciliari. Rimane dietro le sbarre il presunto capo dell’associazione, Vincenzo Minicozzi

Erano accusati della spedizione punitiva verso un componente dell’associazione (smantellata con l’operazione antidroga nel Basso Salento dei giorni scorsi), per lavare l’onta di un oltraggio, con metodo mafioso ed utilizzando un’arma. Il Tribunale del Riesame (presidente Pia Verderosa, relatrice Anna Paola Capano, a latere Giovanni Gallo) ha accolto il ricorso degli avvocati Francesca Conte ed Ezio Garzia per Katriel Scarcella, 23enne e Michele Scarcella, 65enne (di Ugento), entrambi accusati di lesioni. Per il primo è stata disposta la revoca della misura cautelare in carcere ed è tornato a piede libero. Il padre ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Secondo l’accusa, il 9 luglio del 2019, Katriel Scarcella e Michele Scarcella avrebbero picchiato un componente dell’ associazione, colpendolo con calci e pugni ed avvalendosi dell’uso di pistole nel corso dell’aggressione.

Sempre in giornata, il Riesame ha confermato la misura del carcere per Vincenzo Minicozzi, 32enne di Ugento, ritenuto a capo del presunto sodalizio criminale e per Emanuel Giuseppe Pierri, 25enne, che avrebbe assunto il ruolo di coordinatore del gruppo. Sono difesi dall’avvocato Mario Coppola.

Nella giornata di martedì, dinanzi al Tribunale del Riesame si sono discusse quattro posizioni. Si tratta di: Cosimo Luigi Catino, 30enne di Ugento, difeso dall’avvocato Biagio Palamà; Luigi Petrachi, 46 anni di Ugento, assistito dagli avvocati Francesco Fasano e Laura Petrachi, che hanno lasciato il carcere e ottenuto gli arresti domiciliari, dopo il parziale accoglimento del ricorso presentato dai difensori. Invece, è stato rigettato il ricorso e restano in carcere: Daniele Deiana, 30enne di Ugento e Matteo Congedi, 37enne di Ugento, difesi dall’avvocato Francesco Fasano.
Catino, Petrachi e Congedi rispondono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Deiana è accusato di singoli episodi di spaccio.

In un’altra udienza, invece, il Tribunale del Riesame ha accolto parzialmente il ricorso dell’avvocato Mario Coppola, legale di Cristian Angelo Pierri, 22enne di Ugento, che ha ottenuto i domiciliari. Invece, il Riesame ha confermato la misura del carcere per Radames Trianni, 30enne di Torre San Giovanni (marina di Ugento) e quella dei domiciliari per Annalisa Molle, 29 anni di Ugento e Miriam Trianni, 21enne, di Torre San Giovanni (marina di Ugento). Sono assistiti dall’avvocato Paolo Cantelmo.

L’operazione

Il 15 novembre scorso sono state arrestate 11 persone, al termine del blitz eseguito dai Carabinieri della Compagnia di Casarano e della Stazione di Ugento, coordinati dal pm Carmen Ruggiero della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare a firma del gip Simona Panzera. Una operazione che ha permesso di sgominare un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, cocaina e marijuana, operante nell’area ugentina e in quelle limitrofe.

Successivamente si sono svolti gli interrogatori di garanzia e la maggior parte degli arrestati si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

L’operazione trae origine da alcuni episodi di violenza che risalgono alla fine del 2018, quando alcuni assuntori, in diverse occasioni – non essendo più in grado di far fronte ai propri debiti di droga (in diversi casi superiori a 3.000 euro) – sono stati oggetto di violenti pestaggi, di minacce aggravate dall’uso di armi da fuoco a opera di alcuni associati.

I successivi sviluppi, basati su tradizionali metodi investigativi e affiancati da intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno accertato numerosi episodi di cessione della droga, grazie alle dichiarazioni rese da alcuni consumatori ed hanno consentito di decodificare il linguaggio criptico (metri, minuti, nafta, caffè) utilizzato per comunicare tra loro e con gli acquirenti.

Sono emersi rapporti di frequentazione stabili, regolarità nell’attività di spaccio, elezione dei luoghi dedicati allo scambio, esistenza di basi logistiche (un maneggio dei cavalli dove venivano impartite le direttive ai gregari, alcune abitazioni devolute alla coltivazione e al confezionamento della droga, esercizi pubblici per l’attività di smercio), creazione di una cassa comune (utile per rifornire di carburante i mezzi di movimento), disponibilità di uomini, mezzi e armi.